FERMO – Non tutto oro quello che luccica. Il +3,3% di export della Regione Marche, dato superiore alla media nazionale (+2,6% dati Istat), non fotografa davvero tutta la regione. Dopo i primi tre mesi, c’è infatti una provincia che il segno positivo lo vede molto lontano: nel Fermano l’export si è contratto del 12,5%, performance ancora più negativa rispetto a quella registrata tra gennaio e marzo del 2020 (-11,5%).
“È evidente che la crisi del distretto calzaturiero continua a farsi sentire e dobbiamo evitare che diventi cronica. Credo – commenta il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini - sia arrivato il momento che diventi una ‘questione nazionale’, perché ci possano essere sostegno e risorse sufficienti. Al contrario, saremo costretti solo a misure emergenziali”.
Mirco Carloni, assessore allo Sviluppo economico, non è sorpreso: “Vogliamo rapidamente favorire la crescita sui mercati esteri delle nostre aziende con politiche sistemiche di sostegno. La mappa dei settori maggiormente colpiti come il calzaturificio sono al centro della nostra strategia che coinvolgerà le imprese, in primis, ma soprattutto le istituzioni come Ice e le Aziende Speciali della Camera di commercio".
Non facile agire quando c’è chi corre e chi cammina all’indietro. nel dettaglio, i flussi in uscita del settore tessile-abbigliamento-calzatura si sono ridotti dell’11,3% (-58 milioni nel trimestre), mentre sono in crescita tutti i comparti della metalmeccanica (+27%), con la produzione di macchinari che si conferma il settore con la maggior vocazione all’estero (+20,8%), quelli del mobile-arredamento (+12,4%), dell’agroalimentare (+9,6%) e dei prodotti chimici (+40%). Un discorso a parte meritano la nautica e il farmaceutico, i cui exploit sono generati da situazioni contingenti passano da 14 a 53 milioni (principalmente Pfizer e Angelini, ndr).
Guardando ai Paesi di riferimento regionale, stupisce ancora di più il calo del calzaturiero: la Germania continua a essere il primo mercato di riferimento con 342,4 milioni nel trimestre considerato, ma con un lieve calo (-2,2%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; ottima la performance in Francia, dove il made in Marche ha chiuso il trimestre con fatturato di 315 milioni e una crescita del 13,4%, confermandosi al secondo posto per export.
Impatta invece il calo del Belgio (-17,3%), come quello del Regno Unito (-12,3%) che è il settimo mercato di riferimento. La crescita degli Stati Uniti (+5,3%, a quota 228,4 milioni) e Polonia (+7,7%, 128,2 milioni) non aiutano la moda ma rispondono alle altre produzioni delle Marche.
“C’è un mercato che è ripartito e su cui le Marche devono puntare” ribadisce Sabatini ed è la Cina, che ha chiuso il trimestre a +22,9% a quota 65,6 milioni. Per non parlare del mondo arabo in vista Expo: l’export marchigiano verso gli Emirati Arabi Uniti è cresciuto dell’84,6% e quello verso l’Arabia Saudita del 34%.
r.vit.