La stessa lettura la dà il Movimento 5 Stelle, che aveva dato credito in consiglio al Comune, votando un atto ‘irrealizzabile’ che prevedeva un accordo a tavolino con la Steat, poi mai siglato, che avrebbe impegnato il Comune a versare 200mila euro per una quota.
FERMO – Aveva la sua fiche il comune di Fermo e non l’ha usata. Quando ti siedi al tavolo però, il gioco può diventare davvero d’azzardo e chi ha più soldi, e pelo sullo stomaco, alla fine vince. Soprattutto se ha le idee chiare, cosa che l’imprenditore Mauro Cardinali negli anni ha dimostrato di avere in abbondanza.
Così, da oggi, in attesa che si chiuda tutta la trafila che concede alla Steat, azienda di trasporto pubblico attuale ‘affittuaria, la possibilità di equiparare l’offerta e diventare proprietaria del bene demaniale. L’ex stazione di Santa Lucia, al momento è però nelle salde mani dell’imprenditore che si muove tra pullman e metano. “Un disastro, annunciato, per la città di Fermo e il suo territorio” commentano Massimo Rossi e Maria Giulia Torresi, due dei consiglieri più battaglieri che hanno avversato la decisione del sindaco Paolo Calcinaro, e della sua maggioranza, di non acquistare l’area per 650mila euro. Una somma irrisoria, come ha dimostrato Cardinali che ha dovuto investire 1,55 milioni di euro per aggiudicarsela e frenare la spinta edificatoria di un’immobiliare di Monsampolo del Tronto dietro cui c’era un’azienda della Gdo, da quanto è emerso.
“Ora se la Steat non vorrà essere sfrattata, per esercitare il suo diritto di prelazione sull’acquisto, dovrà sborsare quasi novecentomila euro in più della cifra alla quale il Comune l’avrebbe potuta acquisire (656.000€) se solo il Sindaco Calcinaro avesse aderito al diritto di opzione offertogli dall’Agenzia del Demanio nel maggio scorso. Se invece, com’è probabile, i soldi pubblici per l’acquisto non usciranno fuori, il sindaco sarebbe riuscito con una sola mossa a dare un colpo mortale al futuro dell’Azienda di trasporto pubblico ed a cancellare le ultra decennali attese dei cittadini e delle associazioni cittadine che hanno sempre immaginato la riqualificazione pubblica di quell’area strategica per destinarla al servizio del grande polo scolastico circostante e della crescita culturale dell’intera città” proseguono i consiglieri.
La stessa lettura la dà il Movimento 5 Stelle, che aveva dato credito in consiglio al Comune, votando insieme a tutti un atto ‘irrealizzabile’ che prevedeva un accordo a tavolino con la Steat, poi mai siglato, che avrebbe impegnato il Comune a versare 200mila euro per una quota. Una somma bassissima e inutile guardando quanto accaduto, ma che in quel momento era l0unica strada percorribile di anima pubblica. “Il peggio è accaduto e la colpa è solo del sindaco Paolo Calcinaro. Ha sbagliato a non considerare strategica la stazione di Santa Lucia. Ha sbagliato a non condividere con il Consiglio una scelta fondamentale per la città di Fermo. Ha sbagliato a non dare ascolto a chi chiedeva un confronto sul futuro della Città. Ha sbagliato soprattutto perché non ha pensato al bene di Fermo e all’interesse dei suoi cittadini” tuona il consigliere Mirco Temperini.
“Un gesto gravissimo quello commesso dal Sindaco che, all’insaputa di tutti i consiglieri comunali di minoranza e di maggioranza, ha scelto di lasciare quel complesso sul mercato pur consapevole che il prezzo riservato al Comune (come dimostrano le altre tre offerte pervenute) era di gran lunga inferiore al valore reale dell’area. Un gesto che non trova giustificazione” riprendono Rossi e Torresi a cui non resta che la lotta in Consiglio, magari per proporre una variante urbanistica urgente “che blocchi mire speculative su quell’area e la destini nella prospettiva agli scopi pubblici per cui è naturalmente vocata”.
Poca visione strategica secondo le opposizioni, ma il sindaco con orgoglio rivendicò la scelta, mostrando invece una strategia diversa, più focalizzata sul centro storico che su uno sviluppo di servizi ulteriori in quell’area. Solo che, forse ottimisticamente, aveva pensato che nessuno si sarebbe mosso per quell’area. Anche se, fin dal primo giorno in cui è uscita la notizia dell’asta, tutti avevano parlato di Cardinali come interessato all’area. E così è stato. “Questa era una scelta strategica, certo impegnativa, ma strategica e sarebbe stata condivisa da tutte le forze politiche. È semplice vendere (Solgas) o provare a vendere (Casina delle Rose) e spendere, molto più difficile è acquistare e gestire ma per questo serve competenza. Stavolta l’errore è davvero imperdonabile e testimonia soprattutto una totale assenza di strategia e di visione del futuro. Non basta essere un’amministrazione sorridente e presente, bisogna essere capaci e pronti” conclude Temperini.