PORTO SAN GIORGIO – “Il fatto non sussiste”. È soddisfatto l’avvocato Andrea Agostini dopo la sentenza della Corte di Appello Penale di Perugia che pochi giorni fa ha chiuso un procedimento penale “dove è stato ingiustamente accusato, imputato e condannato un uomo, che ha dovuto lottare ben 10 anni per vedere riconosciuta la propria piena innocenza”.
Tutto era partito nel 2012 con l’accusa di peculato. Un dipendente del comune di Porto San Giorgio venne accusato di avere, per cinque anni, di rubato le offerte dalla cassetta della chiusa del Gesù Redentore. Il tribunale di Fermo lo condannò nel 2016 a un anno e quattro mesi, il rimborso di mille euro prelevati e il pagamento delle spese legali al comune di Porto san Giorgio, che si costituì parte civile.
Ma l’ex dipendente non si è arreso, solo che nel 2019 arriva la conferma della condanna in appello ad Ancona, con pena ridotta a dieci mesi. Ma non era finita, ricorso in Cassazione e nel 2020 il pronunciamento a favore della difesa e il rinvio alla corte di appello di Perugia. E ora la sentenza che chiude la vicenda.
“Essere accusato sull’ambiente di lavoro da persone con le quali hai lavorato e per le quali sei sempre stato a servizio fa male, essere etichettato dalla giustizia e dai media come fossi un ladro di monetine ferisce profondamente, essere apostrofato sui social con i termini più spregevoli per essere il vile che ruba le offerte in chiesa umilia fino a renderti difficile uscire di casa. La mia famiglia ed io abbiamo sofferto ingiustamente 10 anni di umiliazioni, ora chi ci chiederà scusa?” commenta l’ex imputato.
È stata durissima e lo ribadisce a tutti: “Non auguro a nessuno di chi mi ha accusato, giudicato e condannato, di vivere quello che ho vissuto io, ma non è accettabile venire processati ingiustamente in piazza dalla pubblica opinione e dover attendere 10 anni di cause per vedere ristabilita la verità. Per fortuna l’avvocato Andrea Agostini ha sempre creduto in me”.