PORTO SAN GIORGIO - “Andrea Orlando è un amico. Con lui ho condiviso una lunga esperienza. Lo ringrazio per il lavoro che fa e del sostegno che mi dà. Noi abbiamo grande fiducia. Questa città non deve guardare indietro” esordisce il candidato sindaco Fabiano Alessandrini accogliendo il ministro nella sala consiliare di Sant'Elpidio.
Per lui è arrivato un big del Governo, poche ore dopo Matteo Richetti che oggi è il braccio destro di Carlo Calenda. “Se la guerra non si ferma, non parleremo solo di una crisi del calzaturiero localizzata. Avremo intere masse di popolazione che saranno costrette a spostarsi, non più solo con i barconi. Non ci si può interessare solo a strade e marciapiedi. Governare una città di 17mila abitanti senza un quadro esatto delle trasformazioni che incideranno sull’Italia, significa non aver capito nulla dei tempi che ci aspettano. Qui – prosegue rivolgendosi anche ai vertici della Cgil arrivati per parlare col Ministro - ci sono 60 famiglie in carico ai servizi sociali. Famiglie ‘normalissime’ dove si è perso il lavoro e di fronte al rincaro dei prezzi sono andate in difficoltà. E poi c’è chi va alla Caritas. Dobbiamo fare qualcosa, il sindaco è il pastore di un unico gregge. E il primo lavoro pubblico per il prossimo sindaco è rispondere a questa crisi che coinvolge i cittadini”.
Alessandrini la crisi la vuole affrontare anche con gli investimenti, partendo dai fondi europei. “Con una coalizione coesa, le idee chiare e un programma solido, noi lo abbiamo mentre gli altri se lo sono fotocopiato, sapremo lavorare al meglio per la città. La coesione è fondamentale, non si possono perdere mesi con inutili litigi” prosegue ribadendo la sua capacità gestionale dimostrata dalla Steat “che ci invidiano in tutta Italia”.
Una cosa ribadisce guardando Orlando e il capogruppo regionale Maurizio Mangialardi: “Il Pd c’è sempre. Se perdiamo o vinciamo, siamo qui a prenderci le responsabilità per il bene di tutti. questo è il Pd, questo sono io”.
Il senatore Francesco Verducci ci teneva alla presenza di Orlando: “A 48 ore dalla chiusura della campagna elettorale è venuto aa Sant’Elpidio e nelle Marche. Un ministro capace e determinato, che mette al centro della discussione la difesa e la creazione del lavoro, oltre che della valorizzazione politica. Con lui finalmente arriveremo al salario minimo, è stata rilanciata la contrattazione e la politica industriale. Il nostro modello di sviluppo post pandemico, che ha accresciuto la disparità, ha al centro il lavoro. questo è un territorio manifatturiero, imprenditoriale. Abbiamo bisogno di lavoro e qualità di lavoro. Siamo al centro del distretto calzaturiero che vuole crescere e andare avanti”.
E dal distretto al candidato sindaco sono arrivate delle richieste: “Noi possiamo agire sulle pratiche, ma molte soluzioni sono di competenza del Governo. Prima richiesta, sopperire alla questione ‘sud’ con la decontribuzione, magari via Zes; seconda è la defiscalizzazione di alcuni settori per favorire il reshoring di alcune lavorazioni, come quella delle tomaie che è emigrata all’estero; terza è evitare il depauperamento delle aziende da parte di grandi griffe lavorando su formazione e reti”.
Insomma, interventi settoriali e macro. E il ministro non si tira indietro: “Arriviamo da mesi difficili che abbiamo affrontato ponendoci il problema di non perdere capacità produttiva. Senza la guerra avremmo potuto dire che la crisi l’avevamo affrontata al meglio. sono convinto che servano politiche di settore, partendo dall’asimmetria che la guerra sta provocando. L’impatto non è uguale per tutti in Italia”.
Su questo è chiaro: “Noi dipendiamo energeticamente, siamo un paese manifatturiero e quindi il costo materie primo incide e siamo vocati all’export. Siamo simili alla Germania, ma con un tessuto di Pmi più piccole e una situazione finanziaria nazionale peggiore. Per cui spero che l’Europa ci ascolti e se vincerà il Pd sarà più facile dirlo: vanno mutualizzati i costi della guerra, altrimenti non reggerà la coalizione contro la guerra se verrà meno la coesione sociale”.
Un passo sarebbe rendere strutturale il fondo Sure. “E poi c’è lo sblocco dei licenziamenti, ma non per tutti i settori. Venne escluso il settore moda, altrimenti avremmo avuto un impatto pesantissimo. Sono orgoglioso di quella misura, ha difeso un pezzo di filiera anche se ho dovuto discutere a ungo con Confindustria. Ora siamo in una fase simile con le filiere sotto attacco e in difficoltà, soprattutto per i trasporti”.
Vuole giocare in difesa e in attacco nelle Marche: “Difendere quello che abbiamo, dopo le elezioni apriamo un tavolo con la regione su come incentivare la formazione on the job e potenziando l’apprendistato (900 milioni stanziati), favorendo patti territoriali mirati”.
Vorrebbe far restare qui i giovani formati, che invece poi se ne vanno all’estero, un milione negli ultimi cinque anni. “Ragioniamo sui salari, con politiche di fiscalità mirate. Possiamo verificare la possibilità per dare rispose alle richieste dei calzaturieri”.
Orlando crede in Alessandrini: “Servono amministratori capaci e che fanno parte di filiere politiche chiare e coerenti: Lega e FdI hanno votato contro in Europa ai 300miliardi, per cui non penso siano in grado di spenderli. Quindi scegliamo chi crede nel futuro. I soldi ci sono, mancano i progetti soprattutto nel sociale. I comuni sono spesso in difficoltà nel fare le cose. I civici hanno più difficoltà a fare rete, chi fa leva sul campanile di solito non esce e ha più difficoltà a interagire con gli altri livelli istituzionali. Basta vedere se vai a Bruxelles, il civico non ha riferimenti. Noi sì”.
@raffaelevitali