di Raffaele Vitali
FERMO – Il presidente regionale dei costruttori lavora, non fa solo politica economica. I cantieri non mancano per l’azienda di Stefano Violoni, che è cresciuta a 12 dipendenti e oggi impegnata anche fuori dalla sua provincia, il Fermano, in consolidamenti e opere infrastrutturali. Poi, grazie a nuovi innesti, è cresciuta anche la parte civile, quindi legata alle case. Eppure, è sempre in prima linea come presidente dell’Ance, tra un tavolo a Roma e uno in Regione, tra una assemblea con gli associati e una intervista.
Violoni, ma vero che tante aziende edili ora puntano il cratere dopo la fine del Superbonus?
“Il problema dei crediti fiscali persiste. Un problema risolto in parte, poi la liquidità la devono sempre garantire le banche. Quando nel febbraio 2024 ci fu lo stop alla cessione dei crediti fiscali per il 110%, ci fu la mobilitazione per ‘salvare’ almeno il cratere. Qui le imprese possono ancora utilizzare i crediti, ma resta il fatto che le banche sono piene, come i cassetti delle imprese che sarebbe bene poter spalmare in dieci anni, e non in quattro come accade per quelli maturati prima del 2023”.
Ma quindi, il mondo dell’edilizia sta bene?
“Le imprese strutturate stanno bene. E nelle Marche ne abbiamo tante. L’ambito civile è trainato da Superbonus e sisma. Poi c’è il lato pubblico con i fondi Pnrr e gli investimenti ministeriali legati al rischio idrogeologico. Infine, i normali investimenti familiari. Quindi, possiamo parlare di un settore che sta bene”.
Ovvero?
“c’è lavoro per le imprese. Ma sono diminuiti i guadagni, ci sono sempre le materie prime a costi elevati. In altri tempi avremmo parlato di arricchimento, oggi di continuità di lavoro”.
Non tutte le imprese sono strutturate, come vanno le piccole?
“Se non si danno un assetto societario più organizzato, non dureranno. Il lavoro dell’edilizia presuppone che dietro una impresa ci si almeno un ufficio tecnico e di segreteria che gestisca le incombenze burocratiche. Dal Durc di congruità alla gestione dei rifiuti. E poi c’è la gestione dei materiali, con nuove normative soprattutto per il pubblico. Serve personale in grado di ricercare i materiali e sappia dialogare con la direzione lavori. A noi servono flessibilità, risposte e conoscenze che una impresa deve cercare di avere internamente e non con consulenti esterni se si vuole arrivare a una gestione efficace”.
In questo l’associazione può fare qualcosa?
“Non si può chiedere ad Ance di gestire la burocrazia dell’associato, tutt’al più può consigliere personale”.
Tempi di lavoro. I cantieri aprono ma sono molto lunghi. Non è che le imprese prendono troppi appalti?
“Spesso i problemi sono anche a livello di progettazione, non solo di impresa. E siccome ogni impresa ha bisogno di dare continuità al lavoro, non si limita a un cantiere, ma magari ne gestisce tre. È un modo per sopperire ai blocchi esterni e anche una speranza di riuscire a fare tutto per non lasciare i dipendenti a casa. E poi, sia chiaro, tutti vorrebbero crescere”.
Il cratere è ingolfato.
“Nell’area sisma credo che il problema sia più legato ai bonus che al troppo lavoro. ‘Chi mi copre l’extracosto?’ è la domanda che si pongono in molti. Ogni cantiere ha una storia sua”.
In questo periodo bulimico come controllate la nascita di nuove imprese?
“I numeri camerali parlano di circa 180 imprese in più nell’edilizia. Il saldo vero lo vedremo nel 2024, con il blocco del 110% che porterà a un calo naturale. Sono certo che chiuderanno aziende che erano legate solo al Superbonus e che magari lavoravano solo con terzisti. Quello che posso dire è che non sono nate imprese per diventare imprese, ovvero con prospettive di sviluppo. Alla fine quelle strutturate sono sempre le stesse, con qualcuna in più che ha capito che serviva il salto. A livello di maestranze non penso che ci saranno problemi, quantomeno per i bravi”.
A livello infrastrutturale, terza corsia e alta velocità, quale è il pensiero di Violoni?
“Ma siamo convinti che la terza corsia serva? Se non ci sono i cantieri, le code sono rarissime. E poi dobbiamo valutare che in prospettiva le auto diminuiranno, il calo demografico è allucinante. Se va bene, il cantiere finirebbe tra 10.15 anni. Le auto costano, vengono comprate sempre più con rateizzazioni mini. Quello che serve è il potenziamento della ferrovia, con l’alta velocità arretrata e l’attuale tratta resa una metropolitana di superficie. Ma non si può dimenticare il collegamento con l’interno, qui le strade sono prioritarie. Senza questo, con il calo delle auto, le aree interne si svuoteranno. Per cui, investire anche sui binari nell’ascolano e nel maceratese è fondamentale, non possiamo limitarci alla Orte-Falconara”.
Ultima domanda, sono passati 8 anni dal sisma, ci crede che il cratere risorgerà? E se sì, quando?
“E’ davvero difficile rispondere. L’imprenditore Stefano teme che le risorse prima o poi finiranno e questa è una ricostruzione che si tiene in piedi sui crediti fiscali delle banche. Sta aumentando il debito pubblico, diminuisce il gettito, visto che le imprese grandi spesso cambiano proprietà, temo che ci troveremo in difficoltà. Non è pensabile aumentare le tasse per finanziare i lavori. Ma come presidente di Ance Marche dico: se siamo messi nelle condizioni di lavorare, con regole certe e serie, che non cambiano, ce la possiamo fare. L’impresa vuole programmare nell’ambito sisma. Castelli sta cercando nuovi accorgimenti in vista di dicembre 2025 in cui scadrà il bonus sisma, ha la nostra fiducia”.