MONTEGRANARO – C’è tanta pelle dietro i numeri del lusso e della moda, quella prodotta nelle concerie che anche nelle Marche hanno alcune eccellenze. “Nonostante le tensioni geopolitiche il valore dei risultati ottenuti dalle nostre aziende si può considerare ancora maggiore” sottolinea Fabrizio Nuti, presidente dell'Unione nazionale dell'industria conciaria (Unic).
Serve però collaborazione, in primis da parte della politica. “Noi ci impegniamo per ecosostenibilità, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. La concia italiana - ha osservato - ha maturato una solida esperienza nella sostenibilità ambientale attraverso un percorso avviato già 50 anni fa organizzandosi in distretti che hanno agevolato una reale sostenibilità che nel comparto non ha uguali al mondo, per questo sarebbe importante che le istituzioni premiassero questo approccio anche attraverso un dialogo che veda recepite le nostre istanze”. Una istanza è quella relativa al nuovo regolamento europeo che dal 2025 prevede la tracciabilità del pellame a partire dall'allevamento.
“Potrebbe determinare conseguenze pesanti per l'Italia, che importa circa il 95% della materia prima, poiché questa tracciabilità ha dei costi di cui allevatori e macellatori difficilmente vorranno farsi carico, per cui è immaginabile che venderanno le pelli ad altri Paesi, dove saranno lavorate per poi rientrare comunque in Europa” conclude.