di Francesca Pasquali
FERMO - «Abbiamo a cuore il bene più prezioso: la salute. Ci impegneremo perché questo principio tutelato dalla Costituzione venga rispettato». Punta in alto il Comitato spontaneo per la salute del Fermano.
Il gruppo di cittadini capeggiato da Bruno Nepi (ex caposala ed ex coordinatore del Tribunale dei diritti del malato del “Murri”), Giuseppe Diomedi (ex infermiere) e Tania Gallucci (ex insegnante dell’Istituto sociosanitario di Sant’Elpidio a Mare) s’è presentato stamattina a Campiglione.
Scelta non casuale, legata al nuovo ospedale che viene su a vista d’occhio. L’appuntamento dal notaio per la costituzione formale è per la prossima settimana. Intanto, il comitato ha cominciato a muoversi. Per prima cosa ha incontrato la direttrice dell’Asur e reggente dell’Area vasta 4.
A Nadia Storti ha chiesto maggiore attenzione per il “Murri”, l'ospedale unico ancora per almeno un paio d’anni. Che il conteso robot chirurgico arrivi davvero a Fermo e che chi lo dovrà usare sia capace di farlo. Ma, soprattutto, che il nuovo direttore di area vasta sia un fermano. Uno del territorio, che lo conosca in lungo in largo. In grado di mettersi subito al lavoro, senza doversi inserire e adattare. E che sia competente, non tanto a dirigere un’azienda, quanto a destreggiarsi tra i meandri della sanità fermana. Che è acciaccata e sofferente.
«In questo momento, ritardi e inefficienze possono costare caro. I cittadini sono stanchi di non avere i servizi per cui pagano», dice Gallucci. L’esempio, uno dei tanti, lo porta il comitato. Un fermano malato di tumore all’esofago che ha cercato invano di fare una risonanza nel pubblico. Ha girato tutta la regione, ma i tempi di attesa erano troppo lunghi. Alla fine, s’è rivolto al privato: cinquecento euro ed esame fatto. Se gli chiedi se loro un nome per il nuovo direttore ce l’hanno, rispondono di no. La scelta – dicono – spetta ad altri. E, dei 54 candidati, conoscono i nomi, ma non i curriculum. Saranno ascoltati? La risposta arriverà a giorni. Quel che è certo è che il punto di partenza di Regione e Asur è un altro. Niente campanili in sanità – ripete a oltranza l’assessore Filippo Saltamartini –, a contare sono esperienza e professionalità. Il resto si impara.
Ma il comitato non ci sta. «Livini è fermano e medico. Grazie a lui – spiega Diomedi – nonostante le ridotte risorse e un ospedale e mezzo, il Fermano ha affrontato il terremoto e la pandemia». Il vero problema – ragiona – è che «il Fermano non ha figure politiche forti che possano pretendere da Ancona una maggiore attenzione. Che dicano che Fermo esiste».
Questo il comitato proverà a fare. A portare oltre i confini fermani le istanze del territorio. Perché, la chiosa di Nepi, «dopo il Covid, molte persone sono diventate più sensibili verso la sanità e si sono accorte che il Fermano è la Cenerentola delle Marche e che rischia di restarlo».