di Raffaele Vitali
FERMO – Il Pagani torna a casa. ‘La madonna in trono con bambino’, affiancata dai santi Giovanni Evangelista e Maria Maddalena, è lì che splende nel gabinetto del sindaco, pronta per essere ricollocata all’interno della pinacoteca civica dopo gli ingenti lavori post sisma e il lungo restauro finanziato da Banca Generali Private.
“Un atto di mecenatismo” lo definisce il sindaco Paolo Calcinaro rivolgendosi ai vertici della banca che vola alta con il suo leone alato. “La madonna torna recuperata proprio alla vigilia della riapertura della Pinacoteca prevista per venerdì 19 novembre. A cui seguirà un open day per i residenti di Fermo la domenica”. Doppia festa quindi per il sindaco. “Mancheranno solo le tavole del Jacobello del Fiore, per cui il restauro è in corso, finanziato dal Pio Sodalizio dei Piceni”.
Per Fermo, questo finanziamento, è la riprova che il suo nome cresce anche a livello nazionale. “Un patrimonio ricco come il nostro necessità di una cura continua” aggiunge l’assessora Micol Lanzidei che parla mentre scorre il video che racconta il lavoro di restauro, affidato alle mani di Francesca Ascenzi.
Dietro la scelta di banca Generali ci sono due volti locali, uno fermano e uno piceno, ma ormai interprovinciale. Il primo è Gianluca Trasatti: “Sono un fermano che vive la città. Calare nella mia città un progetto di questo livello è stato un successo dopo un lavoro fatto in equipe. Sono davvero orgoglioso. L’Onu, tra i suoi obiettivi del 2030, ha la tutela del patrimonio, della nostra storia. Questa banca lo fa”.
Il secondo volto è quello di Leandro Borracci, manager d’area: “Da anni proteggiamo i patrimoni dei nostri clienti, guardando anche al territorio, alla sua ricchezza che in Italia è immensa”. Mecenatismo e turismo: ““Molti clienti hanno già visitato Fermo durante il restauro. Ora veicoleremo l’immagine del Pagani sui nostri canali social, che sono internazionali. La vicinanza all’arte è uno dei nostri investimenti principali, quindi diventerà un nostro orgoglio parlare di questo restauro” ribadiscono Borracci e Trasatti.
Ad aiutare l’operazione di promozione c’è la Fondaco Italia, società guidata da Enrico Bressan, che a Fermo non è voluto mancare: “Questo è il 125esimo restauro promosso da Banca Generali. Siamo vicini al 500eneario della realizzazione dell’opera del Pagani, meritava tutto questo. Si parla di ‘economia della bellezza’ come motore per queste azioni della banca che, seguendo i consigli dei manager territoriali, ha saputo cogliere le necessità. Con questo progetto viene valorizzato un luogo, il Palazzo dei Priori, un’opera d’arte che in America avrebbe la coda fuori dai palazzi, visto che Pagani vale un Raffaello e un Crivelli, un’azienda e un’eccellenza come sono i nostri restauratori, richiesti da tutto il mondo”.
In questo mix di pubblico privato si è mossa senza problemi Francesca Ascenzi: “Le opere di Fermo le sento ormai mie”. Non è infatti la prima volta che interviene sul patrimonio della città. lei è una delle principali artefici del sistema ‘restauro a vista’. “Sei sette mesi di lavori, anche durante la pandemia con la struttura chiusa. Abbiamo scelto il restauro visibile, formula molto apprezzata che esce dalla bottega, che crea mistero e fascino, ma anche interrogativi. A cominciare dal ‘ridipingi?’ a cui la risposta è un semplice no. Quindi ben venga il restauro aperto, mi piace far avvicinare le persone alla tecnica pittorica”.
Il lavoro è stato impegnativo, essendo un dipinto a olio su tavola “e il legno – spiega la restauratrice - è idroscopico e termosensibile, quindi si dilata e restringe”. Uno stress continuo per la tela e colori, che però è stato superato con calma, pazienza e abilità. “Per prima cosa il consolidamento. Poi la fase più delicata, la pulitura, togliendo lo sporco senza intaccare il colore originale. È la fase che dà più soddisfazioni, c’è il cambio di colore. Si passa poi al ritocco, usando tinteggiature specifiche che sono reversibili. Ed è questa la fase più lunga, visto che il colore viene dato a piccoli tratti verticali, evidenti da vicino, uniformi da lontano”.
L’ultima fase è quella della disinfestazione. Storicamente l’opera è appartenuta all’ospedale maschile dell’umiltà di Fermo, poi nel 1900 è stata portata all’interno dell’attuale biblioteca. Struttura piramidale, con la Madonna al vertice. Il trono marmoreo molto imponente con un rombo al piedistallo, cifra stilistica di Vincenzo Pagani. “UN capolavoro che ora tutti potranno di nuovo ammirare nella sua collocazione ideale, tra le opere più belle che Fermo possiede” conclude il sindaco.