di Raffaele Vitali
FERMO (Marina Palmense) – Il passo è affaticato, ma solo perché in questa quarantena la persona che gli è mancata di più è la callista. Felice Chiesa non sente la fatica e, soprattutto, per lui è come se gli ultimi tre anni non fossero mai esistiti. Tre anni senza il Verde Mare, il villaggio vacanze che, prima di essere chiuso dalla Procura per una lunga inchiesta da cui Chiesa e soci sono usciti indenni, aveva contato 180mila presenze.
“Qui dentro ci stanno 2600 persone. Di queste 400 sono gli stagionali, ovvero quelli che qui sono come di casa, hanno una roulotte o un bungalow fisso da anni. Alcuni sono alla terza generazione” sottolinea orgoglioso annunciando che il 10 giugno riaprirà i cancelli.
Nel mentre cammina, vuole mostrare il suo gioiellino che sta pian piano, con fatica e costi, tornando al suo splendore. “Una metà è a buon punto, abbiamo tagliato l’erba e potato gli alberi. Immaginate cosa significa non fare manutenzione per tre anni?”. E per rafforzare l’immagine ci accompagna nell’area sport e intrattenimento, che ancora deve essere ripulita. Erba alta un paio di metri, alberi pesanti con qualche ramo spaccato dal tempo. “La cosa buona è che non c’è un topo. Pian piano lo vedremo fiorire. Chiaro che piscina e campi sportivi saranno l’ultima cosa, ma non ci sono problemi”.
Il Verde Mare è stato aperto da Chiesa e dai due soci, Fulimeni e Petracci, nel 1972: “Quando siamo partiti era un unicum, sono venuti a studiarlo da mezza Italia” racconta. Chiesa è arrivato a Porto San Giorgio nel 1968, dopo aver lasciato la sua Liguria. Nel 1969 ha aperto la Capannina, poi il Verde Mare e a seguire il Girasole e il Mirage: un potenziale ricettivo di 6mila persone.
“Ogni anno siamo cresciuti. Si è creato un nucleo di villeggianti da Trento, Bolzano e dall’alta Lombardia. Famiglie che fanno parte della nostra vita. I clienti esteri non sono tantissimi, il 10%, ma in crescita da Olanda e Germania, oltre che dalla Repubblica Ceca dove ho aperto un canale importante anche per il comune di Porto San Giorgio” ribadisce mentre percorre una delle ‘vie’ interne dedicate ai fiori.
Per ora la pulizia riguarda gli spazi comuni, poi si arriverà ai bungalow e alle aree riservate. Come se non bastasse il dover riaprire dopo tre anni di chiusura obbligata, ci si è messo anche il Covid. “Sappiamo bene che questa sarà una estate di rimessa, ma aprire è la gioia più grande. Stamattina ho passato ore a ragionare sui protocolli sicurezza, sulle sanificazioni degli spazi comuni e delle strutture, dai lettini alla piscina. Non ho dubbi che chi sceglierà il Verde Mare ritroverà la sua vacanza perfetta e sicura”.
Ogni tanto la voce è incerta e le lacrime scendono sul viso segnato dall’età quando il pensiero va alla lunga battaglia giudiziaria che lui riassume in un semplice “perché solo io, perché solo il Verde Mare è stato colpito”. Ma poi torna Felice e riprende a raccontare toccando una delle siepi appena tagliate: “Questo posto era il sogno della mia vita. È partito come campeggio e poi è diventato un villaggio vacanze. Ricordo quando abbiamo aperto il mini club, oggi sembra normale ma all’inizio fu rivoluzionario”. Oggi sono cento le persone che lavorano all’interno, oltre a quattro attività gestite da esterni: “Dovremo rivedere il sistema dell’animazione, ma non rinunceremo a nulla di quello che ci caratterizza. A parte il buffet”.
L’ottimismo è anche ni confronti dei clienti: “So che gli stagionali arriveranno. Certo, non sarà giugno il mese del rilancio e forse neppure luglio, ma ad agosto i bungalow li sogno pieni. Non sapete quante telefonate e messaggi ho ricevuto in cui mi dicono che stanno solo aspettando che apro il cancello e che aspettano da tre anni”.
Questo è il mondo del Verde Mare, ma in generale dei villaggi vacanze, una realtà fatta di piccole comunità che partono insieme, “ci sono tante famiglie che stanno qui due mesi alternando nonni, genitori e nipoti”, o che si conoscono e poi tornano, “molti genitori sono obbligati dai figli che vogliono ritrovare i loro amici”.
Generazione dopo generazione, Felice Chiesa si è consolidato e ha continuato a vivere con i suoi ospiti i 14 ettari di villaggio che offre tutto, ma che porta tutti anche fuori “perché il segreto di questa attività è il Fermano, sono le sue colline, i Sibillini, i musei e le aziende che conquistano i turisti con olio, carni e formaggi” conclude il battagliero imprenditore. Che poi, girandosi verso la piscina vuota, conclude: “Vi aspetto dopo il 10 giugno per una birra fresca. Io ci sarò, come sempre”.