FERMO - Due momenti molto lontani tra loro hanno segnato la giornata in rosa delle Marche. A San Benedetto è stata inaugurata un'aula dedicata all'ascolto protetto delle donne vittime di violenza. È la seconda nella provincia di Ascoli, la prima fu dedicata a Melania Rea, già ne è dotata la caserma di Fermo.
“Qui il personale dell'Arma, e in particolare quello specificamente formato, potrà accogliere le vittime e riceverne le denunce, favorendone l'apertura ed incoraggiandola a superare tutti gli ostacoli emotivi e psicologici che comportano ancora oggi un 'numero oscuro’ di fatti, talvolta anche molto gravi, non denunciati, particolarmente rilevante” sottolinea il comandante dei carabinieri.
A cento chilometri di distanza, ad Ancona, duemila persone, non solo donne, scendevano invece in strada per mandare un messaggio chiaro alla regione Marche: “In tutta Italia vediamo come l'aborto sia in ostaggio dell'obiezione di coscienza e di politiche sociali familistiche di propaganda che fanno ben poco per sostenere le fasce sociali a rischio di povertà”.
Il movimento ‘Non Una di Meno Marche’ ha scelto di promuovere la manifestazione nazionale ad Ancona attraverso la quale chiedono “l'aborto libero, sicuro e gratuito per tutte”. Un lungo corteo con esponenti di associazioni, movimenti politici e studenteschi, dei centri sociali, Aied, Molto+ di 194, Gulliver.
Le attiviste di Non Una di Meno sono arrivate anche da altre regioni: Lombardia, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, a bordo di sei pullman. In corteo tanti striscioni che invocavano “l'interruzione di patriarcato” e un'installazione a forma di vagina.
Il problema è che nelle Marche l’80% del personale sanitario è obiettore di coscienza. “E c’è il caso di Fermo – raccontano le attiviste, tra cui la fermana Diletta Parrino - con il 100% di obiettori tra ginecologi. Parliamo di una provincia in cui l'interruzione volontaria di gravidanza non si pratica.
In provincia di Macerata l'obiezione si attesta all'81% tra i ginecologi, al 31,6% tra infermieri e ostetriche, e al 53,2% tra gli anestesisti; in provincia di Ancona è obiettore il 70,6% dei ginecologi, il 23,2% del personale sanitario non medico. In provincia di Pesaro Urbino l'obiezione raggiunge il 65,6% tra i ginecologi. “Meglio di tuti fa Ascoli con il 57,9% dei ginecologi”.