MONTAPPONE – La fotografia del distretto calzaturiero ha lasciato molta amarezza. Quella del cappello, purtroppo, non riesce a riportare serenità. Il Fermano, caratterizzato dalla produzione di scarpe e copricapi, vive la sua crisi più pesante. Qualche spiraglio c’è, ma sarà una risalita lenta.
“Il comparto del cappello nel periodo gennaio-settembre 2020 presenta, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nel suo complesso una diminuzione sia delle esportazioni (-16,3%) sia delle importazioni (-15,6%)” spiega Paolo Marzialetti, Tessilvari.
Tra i comuni fermani che spiccano a livello mondiale preoccupa il calo delle vendite del cappello di paglia, un tempo pezzo forte, oggi attaccato dalla Cina. Un calo del 22,8% dovuto alla stagione estiva partita in ritardo. Il terzo trimestre ha visto una ripresa, sempre dentro un quadro di calo, del settore dei berretti. La perdita è del 16%, inferiore al 20,4 dei primi sei mesi.
Se l’import è dominato dalla Cina, con i suoi 34,5 milioni che valgono il 39% del totale, a livello di export la Svizzera, hub del lusso, perde il 30% (era mono 39,6% nella prima metà dell’anno). Considerando il target di riferimento alto del distretto, questo è uno dei dati più pesanti, nonostante resti al primo posto con i suoi 25,4 milioni.
Sul podio confermati Germania (16 milioni di euro, -16,6%), che però non garantisce quanto atteso a causa del nuovo lockdown deciso dal Governo in autunno, e Francia (15,6 milioni di euro, -15,5%), che peggiora anch'essa il dato del primo semestre, -10,3%, e perdendo così il tradizionale secondo posto.
Il problema è che tutti i mercati principali, quelli che viaggiano in doppia cifra come milioni di euro, perdono pesantemente: Gran Bretagna (-10,4%), Stati Uniti (9,9 milioni di euro, -14%) e Spagna, -26,7. In contro tendenza il far East con Hong Kong, 3.4 milioni e +24%, e Polonia 3,6 milioni di euro in crescita dello 0,3%, tanto da arrivare al pari della Russia. Scomparso dai binocoli il Giappone, mercato perso dal distretto che rappresenta il 70% della produzione italiana. In particolare Montappone e Massa Fermana rappresentano il 50% delle imprese italiane, l’80% del distretto del cappello.
“Il calo da inizio anno resta considerevole, forte è dunque anche per noi la preoccupazione per i mesi a venire, anche perché gli attuali dati non includono la seconda ondata pandemica. Unico dato positivo il boom delle vendite online delle principali piattaforme, che non risolvono in ogni caso un 2020 nero per gli acquisti in Italia, considerato anche il crollo dei flussi turistici dall’estero e dei mancati introiti da essi derivanti, anche e soprattutto per il segmento del lusso” conclude Marzialetti.
Raffaele Vitali