FERMO - Riccardo Sollini è il vicepresidente della Comunità di Capodarco. È lui a presentare i risultati di The Tube, il centro nato due anni fa finanziato dall’impresa sociale ‘Con i bambini’ con il compito di intercettare e frenare la dispersione scolastica. Un progetto che ha coinvolto sei regioni in Italia.
Lo spazio di piazza Sagrini è diventato il cuore del supporto scolastico alla fascia di età tra medie e superiori “la fascia grigia spesso fuori dalle dinamiche di intervento nazionale” precisa. Ed è invece l’età del cambiamento e delle scelte. “Da qui non solo supporto scolastico, ma percorsi di crescita personale, di sviluppo di abilità”.
Da 10 ragazzi a oltre 60 in chiusura. Comune e Ambito XIX i partner chiave. “Il progetto terminerà a dicembre, ma lavoriamo per un futuro” ribadisce Sollini. Ed è proprio questo il punto chiave sollevato da Chiara Attorre, la combattiva psicologa della comunità che ha coordinato i lavori. “Non è solo questione di dati quando si parla di un progetto educativo, anche se sono fondamentali. Ma se non vedete con i vostri occhi, è difficile capire perché deve andare avanti”.
Il problema è che i fondi terminano, il comune ha nuovi progetti, connessi ma differenti, come spiega il sindaco Paolo Calcinaro: “Dobbiamo evitare noia, disagio, abbandono che poi provoca degrado dentro il mondo giovanile che ha bisogno di motivazioni, stimoli e aggregazioni che vadano oltre i social. Nostro dovere è dare risposte”. Per il futuro “stiamo lavorando con Ranieri (coordinatore d’Ambito) per nuove operazioni di strada che avranno il Terminal come luogo centrale”.
Nel dettaglio, il sindaco pensa al box del servizio turistico regionale che però non apre per l’assenza di un bagno. “Il box verso il bar rimarrà a disponibilità dei ragazzi, garantendo attività. Ci saranno fondi d’ambito. L’idea del Terminal piace anche alla comunità di Capodarco: “Un approccio di strada reale con figure più grandi, i liceali. Pensando da lì di far partire attività coinvolgenti”.
Ma The Tube deve vivere, non fosse altro per l’investimento fatto e perché i ragazzi ci sono e soprattutto anno dopo anno restano. “Da 36 a 65 iscritti, maschi più presenti. Tre Isc, la maggior parte dalla Da Vinci con 41 presenze. Per le superiori principalmente Montani e Classico. Continuità di servizio, dei 30 del 2019, la metà ha continuato fino al 2021. “È la riprova che accompagniamo davvero la crescita” si inserisce la Attorre.
C’è preoccupazione, il Sagrini costa e la questione va affrontata entro pochi giorni: “Il core resta il Sagrini, ma dobbiamo trovare le strade per mandarlo avanti. Di certo noi da lì ci allarghiamo, non vanifichiamo il buono fatto” riprende don Vinicio Albanesi rivolgendosi al direttore dell’Area Vasta 4, Roberto Grinta che mette a disposizione l’efficiente servizio prevenzione.
E così Ranieri, che guarda alle nuove progettualità ma non può fare a meno di confermare la bontà del progetto The Tube “che ha centrato il problema e merita continuità. La rete educativa cresce, a Fermo e anche in altri paesi d’ambito. Da un lato ci sono i luoghi di aggregazione delle comunità educanti, da Santa Petronilla al Sagrini fino a Tre Archi, dall’altro c’è il tema delle educative, della territorialità con educatori che vanno a casa. Poi c’è il lavoro di prossimità e quello di psicologia scolastica”.
Per questo tutti credono nel box del terminal “che sarà dotato di una equipe itinerante e diventerà la sede della web radio. “È come una comunità stradale. Agganciamo ragazzi per intercettare problematiche. Alla Regione abbiamo chiesto più soldi per i giovani. The Tube è una realtà importante e diversa, che esce dal sistema della comunità. La faremo proseguire” chiosa Mirco Giampieri, assessore ai Servizi Sociali rasserenando così tutto l’ambiente.
Che intanto riparte, perché fino a dicembre le risorse sono sicure, con il suo slogan principe: “Il gioco è il più grande educatore” conclude Chiara Attorre che ogni giorno affronta problemi di apprendimento, dislessie e famiglie che hanno bisogno di essere coinvolte per confermarsi punto di sviluppo dei figli e non luogo di aggravio dei problemi.
La scelta del nome ‘The tube’, che richiama la metro di Londra, è nata così, dall’idea di connettere persone, luoghi, settori, scuola. “Chi entra si siede, parla, si valutano i bisogni e si lavora sulle esigenze, rendendo ogni attore protagonista nel suo progetto individualizzato a livelo scolastico e socio educativo. Fondamentale è il gruppo, che è di pari, tra giovani dagli 11 ai 17 anni”. The Tube diventa così il luogo della sperimentazione dei limiti e della scoperta delle risorse. Chiuderlo sarebbe un errore imperdonabile, ma per fortuna c'è don Vinicio che vigila.
Raffaele Vitali