PORTO SAN GIORGIO – Ci sono voluti quasi 5 anni, ma il rito abbreviato, scelto dall’imputato Gianluigi Rocchetti difeso dall’avvocato Ugo Ciarrocchi, ha portato a una sentenza di condanna da parte della giudice del tribunale di Fermo, Mila Bondi Ciutti. “Diffamazione aggravata via social network”. Da tempo la Cassazione riconosce l’utilizzo della bacheca di Facebook come aggravata, “in questo caso in più – precisa l’avvocato Andrea Agostini che ha rappresentato il querelante Manlio Massei - usando espressioni tendenti alla discriminazione per motivi di orientamento sessuale”.
La vicenda la racconta direttamente la vittima, Manlio Massei, sangiorgese con laurea in Economia, da vent’anni a Bruxelles come funzionario al Parlamento Europeo. Uno dei tanti marchigiani che fanno grande le Marche all’estero. Gli insulti legati all’orientamento sessuale sono legati alla sua vita privata, Massei nel 2022 si è sposato in Belgio con un insegnante con cui convive dal 2010.
La condanna prevede una multa di 6000 euro il pagamento delle spese processuali e un risarcimento danni di 5mila euro come provvisionale “immediatamente pagabile” precisa il giudice.
“Abbiamo fatto diffida di pagamento, quindi sale almeno a 7mila euro quello che dovrà pagare subito” aggiunge Agostini che preannuncia a settembre la causa civile: “Riteniamo che debba pagare almeno 50mila euro. Una causa che vuole servire anche a cambiare la comunicazione territoriale, che ancora è arretrata” precisa.
Mentre lo dice, Massei lo guarda e annuisce. La sua è una battaglia di principio, oltre che per la propria immagine. “Questa è una storia grave e semplice. Tutto è partito da un post relativo a una cena elettorale su cui Gianluigi Rocchetti ha lasciato dei commenti molto pesanti”.
Come prima cosa ha scritto all’amministratore del gruppo”, dopo qualche ora ha rimosso il commento”, poi ho chiamato l'avvocato Agostini e alla fine sono andato ai carabinieri a sporgere querela” prosegue Massei. Era il 4 settembre, esattamente due settimane dopo il post. “Non mi aspettavo queste frasi nella città in cui vivevo. Da organizzatore di conferenze per la difesa dei diritti della comunità Lgbtq, mi sono sentito nel dovere di intervenire, perché le espressioni erano davvero volgari e becere. Andavano a intaccare l’identità di genere e sessuale e questo, per mio convincimento personale e per la crescita dei reati annessi, è inaccettabile”.
Quindi è scattata la querela: “Sono felice che il tribunale abbia valutato diffamatorie le frasi di Rocchetti, che non è alla prima condanna per diffamazione. Come cittadino e funzionario del Parlamento Europeo è un segnale. Si conferma che Facebook non è un luogo di non diritto. Quando si scrive non si può pensare al fatto che non ci saranno conseguenze sulla base di quello che viene scritto e detto. E poi, l’insulto per tendenze sessuali si conferma penalmente condannabile. Tra l’altro nello stesso post Rocchetti citava due persone defunte, i miei ‘due padri’, dicendo che mi dovevo vergognare dell’usare il cognome Kelly. E invece sono estremamente fiero dell’educazione che mi ha dato il mio secondo padre, che mi ha reso migliore”.
La sentenza del giudice Mila Bondi Ciutti è arrivata dopo tre udienze, la prima il 21 febbraio 2023, poi il 26 settembre e infine quella del 13 febbraio 2024. Dopo un paio di mesi la sentenza. “Questa sentenza, datata 18 aprile, rispetta identità di genere e sessuale. In Belgio questi reati sono severamente puniti. Ci sono stati casi di aggressione di coppie omosessuali o di problemi legati ai social con condanne pesanti. Anche le legislazioni nazionali sono state rafforzate con strumenti legislativi che affermino che le conseguenze di questi atti sono e devono essere serie” conclude Massei, che già guarda al prossimo processo.
Se andrà come prevede l’avvocato Agostini, parte delle risorse le impiegherà per organizzare qualche evento legato ai diritti civili, questo è sicuro.