FERMO – Come evitare che un settore con 4300 aziende, 75mila dipendenti e un fatturato di 14,3 miliardi di euro crolli? Sono dieci le richieste che Assocalzaturifici, l’associazione guidata da Siro Badon, e prima da Annarita Pilotti, fa al Governo. Dieci punti chiari che diventano un’agenda programmatica.
“Settore chiave con una bilancia commerciale in attivo per 5 miliardi” ribadisce il numero uno dei calzaturieri. Un settore che deve fronteggiare la chiusura delle attività in Italia e dei mercati in Europa e nel mondo, situazione che, come anticipato dagli imprenditori di Montegranaro (LEGGI), ha vanificato tutti gli investimenti realizzati per la stagione primavera/estate 2020, comprometterà le vendite della prossima stagione autunno/inverno 2020-21 a causa del conseguente taglio degli ordini da parte della clientela e, quindi, a sua volta renderà proibitivo investire nelle collezioni per l’estivo 2021.
Per reagire e riprendere la corsa, il Governo deve agire. “Con interventi forti e strutturali per rispondere alle specificità del settore”. e per farlo, siccome il settore ha delle specificità, Badon avanza proposte concrete, “le sole che possano realmente contribuire affinché un comparto, vanto e simbolo del made in Italy nel mondo, non esca drasticamente e irrimediabilmente decimato dalla crisi economica generata dall’emergenza sanitaria internazionale”.
LE PROPOSTE DEI CALZATURIERI
Le proposte partono dalla necessità di “riaprire fin dal 14 aprile le aziende con contestuale graduale riapertura delle attività commerciali, laddove si sia ottemperato alle misure di sicurezza a tutela dei lavoratori”. Secondo punto è organizzativo del lavoro: “Dare alle aziende ampi margini di flessibilità nella gestione degli orari di lavoro (più turni, ove necessario), della fruizione delle ferie estive, banca ore, straordinari obbligatori, interscambiabilità e sostituzione personale per ragioni di sicurezza a tutela delle fasce d’età più a rischio”.
C’è poi il nodo credito: “Apertura di linee di finanziamento a fondo perduto di immediato utilizzo a sostegno del circolante per la ripresa delle attività di produzione, del rilancio sui mercati tramite appositi fondi istituiti presso CDP (fiere, nuovi canali digitali), per la compensazione delle perdite da svalutazione a magazzino generato da mancate conferme d’ordine”. Tra l’altro la richiesta di Badon è anche di allungare a dieci anni i piani di rientro dai finanziamenti garantiti dallo Stato.
CUNEO E TRIBUTI
Battaglia delle battaglie è l’abbassamento del cuneo fiscale: “È necessario per un anno, fino a luglio 2021”. Mentre materia fiscale è il tema della “cancellazione degli oneri fiscali e contributivi relativi ai mesi di aprile, maggio e giugno 2020. E la defiscalizzazione delle spese per la messa in sicurezza delle aziende”. Infine, prolungare la cassa integrazione Covid 19 per sei mesi "mantenendo inalterati i contatori delle aziende e anticipata da Inps anche tramite sistema bancario”.
Proposte concrete, importanti, ma necessarie “per mettere in campo risorse immediatamente fruibili e senza aggravare la posizione finanziaria delle tante piccole e medie imprese del comparto che in questo momento si trovano in una situazione drammatica di carenza di liquidità” conclude Siro Badon.
Raffaele Vitali