di Raffaele Vitali
FERMO – C’è un mondo nei sotterranei dell’ospedale Murri, o meglio al livello -2. È quello della ricerca, dell’analisi, di chi capisce il problema che poi spetta ai reparti risolvere o indebolire. “Il Covid ha fatto riprendere in mano al mondo delle analisi la vera professione, non siamo solo degli esecutori, non ci fermiamo ai numeri. Noi forniamo indicazioni al clinico attraverso percorsi diagnostici definiti”.
La primaria Emanuela Moriconi guida una unità complessa che unisce patologia clinica e due laboratori, oltre a un sistema operativo che permette di effettuare analisi rapide anche fuori dal Murri. “La medicina di prossimità è parte del nostro mondo, fin da prima del Covid. Penso all’ospedale di Amandola dove, di fronte a urgenze, possiamo essere operativi in un lasso temporale molto breve, evitando delicati spostamenti di persone. Il Covid – prosegue - ha dimostrato l’importanza di potersi muovere sul territorio, poter fare analisi anche a livello esterno è cruciale”.
Il dipartimento guidato dalla dottoressa, che ha nella ‘caposala’ Daniela Scarponi il braccio destro, è un susseguirsi di postazioni, computer, provette, piastre, numeri e diagrammi, il tutto sempre con delle mani che si muovono in maniera sicura. Dieci medici e 27 tecnici sanitari di laboratorio biometrico di cui quasi nessuno conosce il volto, ma che in realtà sono parte fondamentale di ogni reparto del Murri. Molti giovani, quasi il 70% donne.
“Tutto il mondo della patologia clinica è organizzato a isole, dove ognuna corrisponde a una specialistica di laboratorio. Per noi è una catena che nasce con l’isola della chimica e della biochimica dove vengono eseguiti esami per la funzionalità d’organo. Dalla creatinina alla glicemia, dalla funzionalità epatica ad altre, inclusi gli enzimi cardiaci. Tutto passa per il cuore del nostro laboratorio”.
Poi ci sono i vari settori, ognuno con la sua indipendente importanza che diventa un anello della catena guidata dalla dottoressa Moriconi. C’è la piattaforma ematologia, c’è quello in cui si individuano le patologie impattanti come le leucemie e i linfonodi. E poi c’è tutto il mondo della microbiologia “in cui l’appropriatezza della risposta diventa decisiva. Per trovarla, si effettuano screening, test diagnostici e test di approfondimento prima del monitoraggio”.
Per l’Ast diretta da Roberto Grinta il mondo del livello -2 è una pietra d’angolo su cui sono previsti investimenti, anche per garantire un nuovo macchinario che accelera determinate analisi richiesto proprio dalla dottoressa per intervenire dove il fattore tempo è cruciale: “Fondamentale è l’attendibilità del dato, siamo legati a sistemi di controlli di qualità per il dato che poi arriva al clinico. Il reparto è quindi ogni giorno sotto esame in stretto legame anche con laboratori di altre regioni italiane” precisa il direttore. Controllo di un sistema nazionale, in modo da avere un confronto anche con laboratori di tutta Italia.
Un mondo collegato con tutti i reparti, grazie all’automazione di sistema collegata alle isole create per rispondere al meglio alle sollecitazioni. Sollecitazioni che si comprendono con un numero: in un anno, alla patologia clinica, arrivano 2.3 milioni di richieste di esami interni e 1.5 milioni dagli otto punti prelievo del territorio, da Amandola a Montegranaro, passando per i due elpidiensi, Porto San Giorgio, Montegiorgio e Petritoli.
A questo si aggiunge un altro numero, tra i tanti, legato al settore dell’anatomia patologica e citologia. Che dipende sempre dalla Moriconi. “Un’attività di screening e diagnosi su vari fluidi e materiale proveniente da biopsia. Oncologia, ginecologia, urologia, biopsie orofaringe, supportiamo dal punto di vista della diagnosi ogni area. È un’attività molto complessa, 7mila casi nel 2023, 8000 diagnosi in più del 2022, ma questo anche per un recupero del periodo pandemico. Sta di fatto che l’aumento di patologie tumorali è evidente, tanto che stiamo anche noi implementando il servizio, oggi affidato a un medico. Presto la direzione ci doterà di un’altra figura”.
Potrebbe parlare per ore la primaria, perché non c’è termine medico che non si muova nel suo reparto: basti pensare al mondo della virologia e della biologia molecolare con cui si intercettano le patologie infettive e i suoi anticorpi. “E poi ci sono le malattie autoimmuni, quelle contro cui il sistema immunitario reagisce andando contro il nostro stesso organismo con il rischio di arrivare alla distruzione dell’organo. Complesse da trovare e anche sul come poi agire. La più comune è la celiachia. I test sempre più accurati permettono di intervenire prima, favorendo così i piani terapeutici”.
L’ultimo dato riassume un po’ tutto: il 70% delle diagnosi cliniche sono supportate dalle analisi del laboratorio. “Che non si ferma mai, è attivo h24, anche per questo il personale non è mai abbastanza e infatti abbiamo concorsi aperti, ma sono figure molto difficili da trovare, basti dire che nella prossima sessione di laurea della Politecnica ci sarà un solo nuovo tecnico di laboratorio biometrico”.
Questo è il dipartimento di patologia clinica e laboratorio analisi, una specie di mister Wolf di cui pochi sanno l’esistenza, ma di cui tutti usufruiscono per cercare di risolvere i problemi.