Due luoghi comuni si sciolgono come neve al sole dopo la vincita al Superenalotto da 156 milioni che ha baciato Montappone.
Il primo è che il cappello sul letto porta sfortuna. Nella capitale mondiale dei copricapi lo sapevano già, ma ora in tutta Italia si rifletterà: il cappello porta bene, eccome. Non è solo un accessorio bello e ben fatto, almeno quello che nascono tra gli artigiani del triangolo fermano che si muove tra Osvaldo Licini e Ada Natali, il cappello è anche il pass per il mondo, con ordini che entrano nelle boutique di ogni Paese.
Il secondo è che con il cappello in mano ci si ferma davanti a qualcuno in segno di reverenza o di richiesta di aiuto. Il cappello lo usano i busker, ovvero gli artisti di strada, per ricevere il premio dopo la brillante esibizione, ma il cappello è anche la prima cosa da togliersi entrando in un luogo o incrociando qualcuno di speciale. Da quando il sesto numero è stato chiamato, il cappello diventa il simbolo della buona sorte, da ostentare e indossare.
Ma è davvero così, tutto è facile a Montappone? I 156 milioni non possono nascondere la crisi lunghissima del distretto, la ferita profonda che si è aperta tra la produzione manifatturiera e quel mercato internazionale in cui la Cina e il suo low cost spinge sempre più. Un distretto che fa parte dell’area di crisi e che cerca di reinventarsi, inserendo anche la tecnologia dentro le aziende, perfino per provare a far misurare qualcosa senza toccarlo.
Se i 156 milioni finiranno davvero a Montappone o Massa Fermana, visto che i vicini di casa devono andare a giocare proprio nella fortunata ricevitoria, il vincitore deve agire sapendo che ha in mano il suo futuro, ma vista l’enorme somma, anche quello di tante altre persone. Il distretto pende dalle labbra della Regione per 10milioni di euro come dote per nuovi bandi, pensate con 150. Con 60milioni si realizza la Monti - Mare da Amandola a Servigliano. Con un paio si costruisce una casa di riposo, sogno del sindaco. Con centomila euro si fa del museo del Cappello un luogo conosciuto nel mondo. Con dieci si costruisce una fabbrica che dà lavoro a una ventina di giovani.
Non resta che attendere per sapere se il cappello sul letto e quello per terra cambieranno il corso della loro storia diventando simboli di futuro, rinascita e fortuna. Altrimenti, buono lo spumante, bello lo striscione, ma tanti saluti e di nuovo in fabbrica a cucire un Panama o a intrecciare quella paglia che da secoli è simbolo di Montappone.