di Raffaele Vitali
SANT’ELPIDIO A MARE – Il quadro mondiale peggiora. Il presidente della Francia, Macron, annuncia da venerdì un lockdown totale, resteranno aperte solo scuole e attività essenziali. La Germania vira sulla stessa strada. E l’Italia? “Vedremo, ce lo diranno i competenti. Quelli veramente competenti, se ne occupano in troppi in questo periodo e – sottolinea Diego Della Valle, presidente del gruppo Tod’s - andiamo in confusione. Bisogna ascoltare gli esperti. Cosa accadrà? Siamo in una fase drammatica. Economia è allo stremo, grossa parte d’Italia soffre. Ma negli ultimi 6-7 mesi si è fermata grande parte del mondo. Oggi solo l’Asia ha ripreso”.
Teme un blocco totale: “La possibilità c’è. Fino a quando non si rischia la vita delle persone dobbiamo fare in modo di non chiudere tutto. Ci sono decisioni perfette, qualcuna che andrebbe cambiata senza paura perché sbagliata. Bisogna agire per le vite umane e la salvaguardia del posto di lavoro”. Quello che preoccupa è che non ci sia un piano B reale del Governo: “La disponibilità economica deve essere immediata per famiglie e imprese. Altri Paesi lo hanno dimostrato, si può fare. La velocità conta come la qualità della scelta. Il denaro deve essere subito in tasca, poi ognuno di noi si impegni per non aggravare la situazione”.
Imprenditore globale, 5mila dipendenti, e come tutti con danni inevitabili. “Come tutti quelli che stanno nella moda. Essendo aziende grandi possiamo programmare il nostro futuro e garantire in buona parte anche i dipendenti. La Cina era stata una felice sorpresa. Ma non è che basta per sopperire tutto il resto. Tutti lavoriamo pensando a come risolvere l’immediato, cercando di capire cosa faremo nei prossimi anni. Il futuro ci sarà, non dimentichiamolo”.
Della Valle è un big dell’industria, ma non esattamente un uomo di Confindustria. e lo dimostra ancora una volta commentando l’ennesimo attacco del numero uno dell’acquilotto, Bonomi: “Il presidente Bonomi ha alzato la voce per prendere visibilità appena eletto. Si è fatto sentire e ha fatto bene. Ma oggi, come imprenditore e cittadino, vorrei che ogni realtà sociale si sedesse per trovare le soluzioni. Non siamo in campagna elettorale e neppure in una di marketing. Oggi la ‘corda è cortissima’ non c’è da urlare ma da pensare e mediare. Siamo in una fase di grande grigio, dobbiamo accontentare come si può un Paese allo stremo. Non siamo finanziariamente forti e abbiamo inefficienze che partono da lontano. Mentre ora servirebbe velocità”.
Non ama dare suggerimenti ai colleghi, ma un passaggio è inevitabile: “Le dico cosa fanno in tanti: sono pronti, si assumono responsabilità e penso che tutti abbiano voglia di salvare la vita delle famiglie e poi quella delle aziende. O comunque insieme. A chi fa piacere licenziare? Conoscono molti imprenditori che non dormono per la tensione. La consapevolezza sociale è cresciuta. Il consiglio che do io è di essere disponibili a fare cose, senza scavalcare nessuno, appoggiandosi alle realtà locali, dal sindaco al Prefetto. È un modello che funziona, noi lo facciamo da anni (insieme con Mario Andrenacci, ndr). Se lo facessero migliaia di imprenditori sarebbe come una patrimoniale con la differenza che si sa dove vanno i soldi”.
Sul blocco dei licenziamenti mister Tod’s è chiaro: “Ogni azienda fa piani che cambiano ogni dieci giorni. Quello che penso io è che in questo momento, considerando che lo Stato dà ammortizzatori sociali, lasciamo le persone tranquille e poi affrontiamo la questione quando avremo uno strumento che permetta allo Stato di dare una mano alle persone se le aziende sono costrette a licenziarle”. Il piano aziendale di sviluppo Tod’s è in stand by ormai da mesi: “Stiamo trovando soluzioni che ci permettono di accontentare chi uscirà dall’azienda. Ma ancora non abbiamo fatto nulla e di certo sarà una percentuale bassa. Non condanno chi lo farà, ma non si può licenziare senza pensare che le persone non abbiano di che vivere. Licenziare un cinquantenne senza futuro, è impensabile”.
E così, non concorda con chi parla di Sussidistan? “Non sono il ragioniere capo dello Stato. Ma questo è un Paese che non ha altre soluzioni. In questi giorni c’è molto nervosismo sociale. Io sarei più dell’avviso, se si rischia la vita, di chiudere ma mettendo in condizione le persone di mantenere l’attività. Io la chiamo situazione di emergenza, non sussidistan. Aziende, persone, mestieri vanno salvati e in fretta. Ma solo se c’è armonia di intenti ci si riesce. Noi abbiamo una classe politica giovane, che dimostrino di saper fare squadra. Non siamo l’America che punta sui 75enni”.
L’opposizione però è sempre più dura: “Non so chi vorrebbe il posto di Conte. L’importante è far capire che il Paese c’è. Ma serve velocità: anche il fondo ‘Non vi lasciamo soli’ ho avuto conferma che entro dieci giorni sarà operativo. È nelle mani della Protezione civile, ho fiducia. Di certo se gli imprenditori si impegnano, la burocrazia perde, noi siamo più pronti a fronteggiarla rispetto al privato cittadino”.
Quei privati cittadini che ‘sparlano’ sui social o che si rivedono nei ‘negazionisti, ancora di più quando a parlare contro sono simboli come Ronaldo che si è sbilanciato contro i tamponi: “Ronaldo a me piace quando fa una rovesciata e dribbla un avversario, ma non credo che sia uno da ascoltare in caso di sanità” la chiusura tranchant dell’imprenditore durante la trasmissione Otto e Mezzo.