AMANDOLA – Non guarda i numeri in questo momento. Il suo compito è creare e ridare una identità a uno dei brand più amati, Gucci. Il lavoro di Sabato De Sarno, il direttore creativo che ama passare il tempo libero ad Amandola immerso nella pace dei Sibillini, ha una idea chiara: “Non mi piace la moda che spaventa, la mia è una moda che accoglie”.
La sfilata alla Triennale di Milano celebra il suo primo anno in Gucci: “Sono un designer che guarda la vita reale, mi piacciono i vestiti che restano e diventano un tutt'uno con le persone, non quelli da red carpet. Le persone sono al centro del mio lavoro”.
Rivendica le scelte: “Faccio questo lavoro da 20 anni, sono interessato a tessuti, colori, volumi, curo le cose, mi piace che si percepisca la sostanza di un capo, mi sento libero quando i pensieri corrispondono alle parole. Voglio essere conosciuto, come i miei vestiti, oltre i 18 minuti della sfilata”.
Cerca il dettaglio e per questa collezione di è ispirato a 'Giorni selvaggi. Una vita sulle onde’ di William Finnegan, il memoir che il reporter di guerra del New Yorker ha composto ripercorrendo le tappe di una vita votata a una personalissima sfida al Dio oceano.
“Dal surf ho preso la libertà e l'intenzione”. Che si trova subito nelle giacche di popeline ultra sartoriali ma lavorate come una camicia da abbinare ai pantaloni dritti o ai calzoncini e ai nuovi stivaletti con il morsetto la cui forma ricorda un delfino. Il cetaceo è protagonista anche sulle t-shirt e sulle tiralampo sul cappotto di pelle doppiopetto verde lime. Doppiopetto che torna anche nelle giacche, mentre le camicie le immagina abbinate a pantaloncini in nylon, pelle e faille di seta, magari abbinate alle scarpette da surf. E se non fosse chiaro il pensiero di De Sarno: “Voglio vedere te in Gucci, non Gucci su di te”.
Raffaele Vitali