Sono giorni cruciali questi, per la definizione della Legge di Bilancio che, con gli ultimi ritocchi, libera, approvando in Commissione 320 emendamenti, altri 5 miliardi di micro interventi a pioggia. Ecco allora che si scaldano gli animi, perché gli interventi a pioggia, come sempre, fanno gioire alcuni e ne fanno agitare altri.
Giunge, come un fulmine al ciel sereno, la notizia che, ancora una volta, la Provincia di Fermo, viene esclusa dai benefici previsti per la Provincia di Ascoli Piceno alla quale, a seguito dell’approvazione dell’emendamento presentato da Claudio Mancini (PD), vengono riconosciuti 135 milioni di € in tre anni, con l’istituzione di un fondo per il contrasto alla deindustralizzazione dei territori ex Cassa del mezzogiorno.
L’ennesimo schiaffo alla comunità Fermana, dopo il no all’estensione della decontribuzione del 30% per le aree di crisi industriali complesse.
Premesso che la Cgil ha sempre contrastato la logica degli interventi a pioggia, e che sulla decontribuzione del 30% dall’Abruzzo alla Sicilia ha espresso molte perplessità, ora però si tratta di fare un’analisi attenta sugli effetti che, l’esclusione della nostra provincia dai suddetti benefici, produrrà dal punto di vista economico, produttivo ed occupazionale.
Il sistema economico e produttivo della Provincia di Fermo, già fortemente provati dalla crisi iniziata nel 2008, (oltre 20 mila posti persi nel settore moda nell’ultimo decennio) dal sisma del 2016 e dagli effetti devastanti della pandemia da Covid-19, rischiano concretamente di subire, nel panorama Regionale, le ricadute più pesanti.
Media dei salari, media delle pensioni, disoccupazione, export, vendite al dettaglio, licenziamenti, tutti indicatori dove la nostra Provincia segna le peggiori performace, sia rispetto gli altri territori nelle Marche sia rispetto alla media nazionale che alla media delle regioni del centro Italia.
Un sistema economico-produttivo che si regge sulle sorti della tenuta del settore delle calzature.
Ecco l’elemento che ci differenzia dalle altre province marchigiane il cosiddetto monocomparto, fatta eccezione per Macerata che condivide con noi gioie e dolori del distretto calzaturiero, un’economia fatta di micro e piccole aziende che rischiano di essere spazzate via in primavera, quando verranno meno il blocco dei licenziamenti e gli ammortizzatori sociali Covid.
E’ così difficile comprendere che il nostro territorio resterà schiacciato da una morsa micidiale?
Da una parte le regioni ed i distretti del nord che cominceranno la corsa alla ripresa economica, corsa che noi non sapremo intercettare o non con la stessa velocità, dall’altra, guardando a sud, con i benefici della decontribuzione al 30% e dei fondi per i territori ex Casmez, produrranno manufatti ad un costo più basso.
Con questo panorama di prospettiva la politica, a tutti i livelli, cosa pensa di fare? Saremo pure piccoli, tra le più piccole province d’Italia, ma ricordo alla politica che qui si producono le scarpe migliori al mondo e che il distretto Fermano-Maceratese è il più importante d’Italia. E allora se non vogliamo rassegnarci, noi no di sicuro anzi daremo battaglia in ogni luogo, serve recuperare con urgenza l’ennesima ingiustizia che, le lavoratrici i lavoratori, i pensionati, i giovani le future generazioni non meritano.
Alessandro De Grazia, segretario generale Cgil Fermo