PESARO - “Correre per imparare la vita. L’avversario non è il nemico, ma lo stimolo a dare tutto te stesso. Ricordiamo però che siamo tutti umani, i problemi non mancano mai. Corri piano, ma corri sempre”. Ecco alcune delle frasi chiave durante l’incontro tra tre campioni, tre uomini che vanno oltre i limiti correndo per 250 chilometri nelle condizioni più estreme, affrontando ultra maratone in giro per il mondo.
A ospitare Paolo Barghini, preparatore atletico dei campioni, Marco Olmo, il numero uno delle ultra maratone al mondo, e Davide Vitali, novello vincitore dell’ultra maratona della Transilvania tra gli orsi, è l’Hotel Excelsior di Pesaro dell’imprenditore Nardo Filippetti, che ha creato dal nulla Eden Viaggi e oggi opera nel campo dell’hotellerie di lusso come presidente della Lindbergh Hotels.
Tra l’altro, Filippetti è uno che la passione per la corsa ce l’ha davvero: “Invidio questi tre campioni. Ho corso per anni, non per qualche motivo. Per me era il modo di far decantare lo stress e poter poi riprendere il giorno dopo la giornata. Una maratona l’ho fatta, sotto le 5 ore. In voi vedo caparbietà, volontà e determinazione, quella che deve supportare ogni persona che cerca di andare oltre la propria comfort zone, che diventa deleteria”.
Sorridono i campioni, l’imprenditore ha centrato i temi chiave che poi vengono snocciolati nelle due ore di dialogo a cui non è voluta mancare l’assessora Mila Della dora, tra le prime donne arbitro di calcio ad aver raggiunto categorie nazionali: “Dallo sport si impara a crescere, a cadere e a rialzarsi. Tutto quello che serve nella vita di ogni giorno”.
Cristina Marinelli, presidente Lions, ha voluto questo incontro, organizzato insieme con Davide Vitali, il Leo Club e Stefano Sanchioni: “I loro racconti ci permetteranno di diffondere i valori della solidarietà, dello spirito di sacrificio, del rispetto delle regole”.
Che ci siano valori nel mondo dei tre sportivi è evidente da due collegamenti con l’estero durante l’incontro in cui si incrociano il mondo ‘naturalistico’ del super campione Olmo a quello ‘programmato’ della coppia Barghini-Vitali. Il primo collegamento via Zoom fotografa l’amicizia, l’altro l’abbattimento delle barriere, anche culturali. Dalla Scozia arriva Derek Stewart era il favorito in Romania, ha perso ma è nata una vera amicizia: “Perché lo sport regala emozioni, ma anche veri rapporti”. Lui che ha corso in tutto il mondo ora ha un nuovo obiettivo: “Venire in Italia ad allenarmi con Davide”.
Sorrisi e applausi, che diventano quasi commozione quando a collegarsi è dall’Iran la prima donna che ha partecipato a un’ultra maratona abbattendo le barriere di genere. Masha Torabi riempie lo schermo con il suo volto sorridente, erano due anni che non vedeva il suo allenatore, Barghini: “Nice to see you again” esordisce. Non fu facile la trattativa per convincere il governo iraniano a dire sì, ma non avrebbe avuto senza una ultra maratona internazionale senza le donne.
E alla fine Barghini, convincendo anche il generale Soleimani, ce l’ha fatta. Masha Torabi è così partita ed è arrivata fino alla fine: “Da quel giorno ho lavorato per coinvolgere sempre più persone, per divulgare la cultura dello Sport in Iran, il desiderio di allenarsi. E se tutto andrà bene, sono pronta per correre di nuovo l’ultra maratona nel mio paese, nel deserto più caldo del mondo”.
La corsa come unione, non solo nei film come Forrest Gump. Ma corsa è anche stare bene con se stessi, a ogni età. Vitali ha iniziato nove anni fa e non si ferma più. Lo spiega al meglio Marco Olmo, uno che dalle montagne sopra Cuneo ha poi deciso di scalare ogni vetta, facendosi però rubare il cuore dai deserti. “Nel 1996 la mia prima Maratone de Sables. Lavoravo in una cava, guidavo un caterpillar. Prima volta, terzo posto. Ho percorso poi 9mila chilometri nei deserti. I sogni sono realizzabili, ma poi diventano anche incubi, perché il deserto non ti lascia mai. Dopo la prima mi ero ripromesso ‘mai più’ e invece da 250 i chilometri sono diventati 9mila. Mi sento l’anti atleta: mi alleno e corro, non faccio stretching. Finisco allenamento e faccio una passeggiata e guardo film. Credo che la mia mente si allena con il corpo”.
Ma lui è un unicum, dietro il professionista c’è studio, attenzione, cura dei dettagli. Sapendo che non tutto è un successo, però. Perché ad esempio Davide Vitali è anche caduto, ma alla fine si è sempre rialzato ed è arrivato a vincere. “Un percorso durato nove anni, con alcune gare in cui mi sono dovuto ritirare. È capitato in Marocco, per una dose sbagliata di sale. È successo in Costa Rica, dove mi ero presentato senza bastoncini ed ero l’unico a non averli. Mi ha insegnato qualcosa, però, che si può sempre imparare”.
Imparare la cura del corpo, dell’alimentazione: “Non dobbiamo pensare al corpo solo come carne e ossa. C’è anche l’aspetto con l’interconnessione tra il corpo e la mente utilizzando l’energia, che agisce su entrambe le parti. Dobbiamo cercare il benessere psicologico, altrimenti non basta il nutrizionista” aggiunge Styven Tamburo.
Si riempie di ottimismo la sala dell’hotel Excelsior, in tanti vorrebbero alzarsi e provare uno scatto, o meglio una lenta progressione perché poi, come ha concluso Barghini “chi corre una maratona torna a casa e si sente una spanna più alto. Poi ci sono le ultra maratone, che sono una sfida estreme. Non è questione di allenamento e basta, è sapere che se non sei mai stato ultimo non sarai mai primo”.
È proprio così, non c’è il livello perfetto: Non importa il livello che raggiungi, ma gli obiettivi che ti dai: la motivazione è nel dirsi ‘vado, oggi faccio cinque minuti in più’ e davvero ci sentiremo tutti campioni” conclude Vitali, l’ingegnere che si allena all’alba prima di tornare a occuparsi di Superbonus.