Domenica di politica nelle Marche. ad animarla, in realtà da giorni, è la festa del Pd delle Marche a Pesaro, che ha coinvolto prima Renzi, poi D’Alema e Schlein. Un susseguirsi di contenuti, di aperture al centro, inclusa quella all’ex governatore Spacca che non ha chiuso la porta ma ha preso tempo per valutare il futuro della sua ‘Base popolare.
Ma è anche il governatore Francesco Acquaroli che sceglie settembre per lasciare sul tavolo un apio di indicazioni, mentre a Pesaro si sale e scende dal palco. “Si apre una stagione che ci porterà a tagliare tanti traguardi e a raggiungere palcoscenici importanti, frutto degli sforzi di questi anni e del Governo Meloni che ci sta consentendo di affrontare tanti nodi irrisolti da anni” sottolinea Acquaroli.
Che incassa la prima replica indiretta, a distanza, da part del baffo più famoso della sinistra italiana: “La destra attuale è abbastanza simile alla destra che abbiamo conosciuto noi, quando eravamo più giovani, nel senso che si ispira a quella, trae le sue origini di lì. La differenza è che per un lungo periodo la società italiana ha respinto questa destra, l'ha tenuta ai margini grazie anche alla Democrazia Cristiana che ha sputo mantenere i moderati italiani su un terreno centrista, democratico che si ispirava alla resistenza. Poi questi argini sono caduti e ci troviamo di fronte ad una destra al governo. Destra che – precisa D’Alema - deve governare tenendo conto delle compatibilità internazionali, dell'Europa, ma, insomma la pulsione antica ogni tanto viene fuori, si manifesta”.
Per il Governatore, invece, il percorso politico è fruttuoso e soddisfacente: “Lavoriamo, anche con Fitto che sarà protagonista in Europa, per rafforzare la dorsale Adriatica e delle Marche. Sarà una stagione difficile - ammette Acquaroli - ma che ci consegnerà una regione diversa, pronta per le grandi sfide che ci aspettano nei prossimi anni. Nella settimana che sta iniziando, per esempio, saremo impegnati insieme al Ministro Urso per dare risposte alle nostre imprese manifatturiere”.
Se per Acquaroli la Meloni è il faro, per d’Alema sarebbe bene rispolverare anche Berlinguer: “Fu animato da una visione critica della società, il suo comunismo, soprattutto poi nell'ultima parte della sua vita, non era un comunismo che si ispirava minimamente all'esperienza sovietica. Era una visione libertaria che partiva da una critica delle ingiustizie della società capitalistica. Io penso che di questo c'è ancora bisogno”.
E ne è convinta anche la segretaria del Pd, che ha portato il suo entusiasmo tra i tesserati pesaresi salutando la segretaria Chantal Bomprezzi ed evitando di entrare nella querelle ‘Renzi s’, Renzi no’ aperta dopo la scelta di ricci di ospitarlo il girono di apertura della festa dell’Unità. Primo messaggio, chiaro e semplice, riguarda l'autonomia differenziata: “Una riforma che vuole spaccare in due il Paese che, invece, ha bisogno di essere ricucito. È una riforma sulla quale non hanno messo un euro, nemmeno a voler nascondere che si tratta ancora dell'antico disegno secessionista della Lega, a cui FdI si piega per un cinico baratto con una pessima riforma costituzionale, il premierato”. Da qui l’appello a firmare il referendum insieme a quello per il salario minimo.
Seconda bordata alla meloni è sulla famiglia: “Parlano tanto a vuoto e sempre di famiglia, ma di famiglia non ce n’è' una sola, tradizionale, di cui tanto parlano ma che poi nessuno di loro ha... Le famiglie sono tante, sono plurali e vanno tutte difese - ha incalzato la segretaria Pd - nei loro diritti e soprattutto di quelli dei loro figli, perché l'amore non si discrimina". Infine, il messaggio al suo popolo: “C'è una nuova speranza e il partito sta ricostruendo un'identità forte e chiara sui fondamentali, come la difesa della sanità pubblica, il lavoro di qualità, le politiche industriali, la scuola, i diritti e come si affronta un'emergenza climatica” conclude il suo intervento la segretaria.