FERMO - Non solo lezioni private a pagamento agli studenti cinesi del Conservatorio. Dalle venti pagine in cui il pubblico ministero motiva la richiesta di archiviazione fatta al gip del tribunale di Fermo emerge un modus operandi consolidato di due docenti, un uomo e una donna, del Pergolesi, che stando alle carte dell'inchiesta, il direttore Nicola Verzina non poteva non conoscere quello che succedeva. Il direttore, è agli atti, ha inviato una lettera in cui richiamava tutti i docenti sul fatto che da regolamento non potevano essere svolte lezioni private a pagamento agli studenti.
Tutto parte da un esposto fatto alla Procura dall'ex presidente Carlo Verducci sulla base di quanto detto da alcuni studenti di nazionalità cinese sentiti nel corso di una indagine interna al Conservatorio.
I fatti finiti nel mirino della magistratura partono nel 2017 e arrivano al 2020. Gli studenti cinesi venivano ‘costretti’ a frequentare lezioni a pagamento fuori dal Conservatorio dai due docenti che poi avrebbero ritrovato nella commissione d'esame ordinaria al corso di studi o di ammissione al triennio accademico delle varie discipline.
Secondo la ricostruzione fatta dalla Procura, sulla base di documenti acquisti dalla Guardia di Finanza, una studentessa non avrebbe potuto sostenere un esame perché a sua volta si sarebbe rifiutata di frequentare le lezioni private a pagamento.
In un altro caso uno studente, sempre cinese, sarebbe stato indotto a corrispondere 200 euro al prof come ringraziamento per l'esito positivo dell'esame di ammissione. Il timore reverenziale degli studenti, secondo il pm, è rafforzato dalla presenza del docente nelle commissioni di esame. Situazione che li indurrebbe ad accettare le lezioni a pagamento, in media tra i mille e i 2000 euro.
Alla luce di tutti gli accertamenti e delle informazioni raccolte la Procura ritiene le condotte dei docenti sono non perseguibili a livello penale, per quanto riguarda l'ipotesi di reato di falso in atto pubblico infatti questo sarebbe prescritto. Discorso diverso per la concussione. Da quanto emerso a livello investigativo mancherebbero gli elementi di violenza e la minaccia.
Alla luce di questo quadro però è stato il Mur a disporre provvedimenti, inclusi il licenziamento della professoressa e i trenta giorni di sospensione per Verzina che ha scelto di dimettersi, “per tutelare me e l’ente”, e di prepararsi al ricorso.