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Da produttrice a regista, la monturanese Belletti conquista New York. "Ho le Marche nel cuore, vorrei raccontare Joyce Lussu"

20 Marzo 2025

di Raffaele Vitali

MONTE URANO – Deve esserci qualcosa di magico a Monte Urano, un’aria speciale che alimenta il mondo del cinema. Perché, anno dopo anno, sforna talenti di caratura internazionale: Roberto Minervini e Gianluca Santoni hanno aperto la strada, oggi accelera Federica Belletti, monturanese doc da anni adottata da New York.

La raggiungiamo a Cortina, dove si trova per partecipare, al suo debutto da regista, alla ventesima edizione di Cortinametraggio, il più importante festival italiano dedicato al cinema breve.

Belletti, così rappresenta per lei il festival di Cortina?

“L’occasione. Presento il cortometraggio ‘Aria’ realizzato nel 2024, è la sua prima mondiale. Per un’opera nata in America da mano italiana, poterlo mostrare per la prima volta nel mio Paese è motivo di orgoglio. Non è facile far capire l’emozione di fare qualcosa a casa, di vivere un momento di connessione con il pubblico con cui sei cresciuta”.

Cortina è un bella vetrina?

“Basta un dato: 21 corti selezionati su 450 che si erano presentati. È un festival di corti, l’unico in Italia, che coinvolge tanti personaggi importanti, da Paolo Genovese ad Andrea Roncato”.

Tornando al suo lavoro, per tutti lei è una produttrice.

“Sono cresciuta e mi sono formata come produttrice. Che è una professione diversa da quella del regista. Ma voglio portare avanti un percorso parallelo. Fare la produttrice mi viene facile, è un modo anche per mantenermi a New York e vivere la comunità. Tutte le maestranze che mi hanno aiutato con il mio primo corto da regista sono colleghi e amici. Vorrei continuare, presentare questo film a Cortina è un modo per aprire nuovi ponti, magari per fare qualcosa da regista in Italia”.

Nel 2022 ha conquistato da produttrice la critica con Refuge e quella piccola pasticceria di Atene in cui raccontava l’immigrazione. Ma quindi, produttrice o regista?

“Sono nata produttrice, voglio fare entrambe le cose. È la prima volta che sono sceneggiatrice e regista. Una opportunità che ho avuto e mi sono guadagnata: la sceneggiatura ha vinto il premio Bafta, sono gli oscar inglesi, nella categoria Short Film. Questo mi ha permesso poi di realizzare Aria”.

Di cosa parla e quanto dura?

“Dodici minuti per una storia nata dalla riflessione sul sentimento di vergogna e il dolore che spesso provoca”.

Una storia intima?

“Ho voluto raccontare il silenzio che cammina al fianco del sentimento. Racconto un momento, quello in cui una giovane ragazze si trova a fronteggiare qualcosa si inaspettato, vive un sentimento che poi evolve, c’è un piccolo twist. Protagonista, una giovane ragazza interpreta da Pauline Chalamet, attrice in America protagonista di molte serie televisive, l’ultima per Hbo. È stata bravissima. Era la mia prima scelta e lei ha creduto nel progetto e mi ha dato fiducia, ci sono scene intime, avevo anche un po’ di paura”.

Dove lo potremo vedere?

“Per ora al Cortinametraggio, poi in altri festival durante tutto il 2025. Nel 2026 mi piacerebbe lanciarlo online. Un obiettivo è essere presente a Corto Dorico”.

Belletti, quale è il suo legame con Monte Urano?

“La mia infanzia e l’adolescenza sono made in Marche. È per questo che sento il richiamo della terra, ma soprattutto delle relazioni che l’Italia e casa sanno darti”.

Però vive negli Usa?

“Ho 33 anni, da quando ne ho venti vivo a New York, per la precisione a Brooklyn. Ma l’essere italiana mi ha permesso di avere un punto di vista diversa da chi mi è a fianco. Soprattutto ho dentro quella voglia di fare qualcosa qui, di raccontare storie che meritano. Penso a Joyce Lussu, alla sua vita che da locale è diventa internazionale ed è totalmente una storia fermana”.

A Cortina ha potuto incontrare Andra Agostini, presidente Fondazione Marche Cultura. Promesse?

“Ho conosciuto una persona di grande disponibilità. È molto aperto, ho avuto un’ottima connessione. Non sapeva che fossi marchigiana, io ero pronta invece a conoscerlo”.

Un po’ di saudade?

“C’è chi resta e chi parte, chi vuole tornare e chi vuole incrociare le vite: non è mai facile vivere la nostalgia. Avere la Marche film Commission come riferimento è importante, non solo per gli investimenti che servono a mettere in pratica le idee, è un modo per tenere viva l’identità”.

Sempre sicura di voler vivere a Brooklyn?

“Gli Usa sono stati la scelta vincente. Ho trovato una stabilità come produttrice e creative executive, lavoro per una casa di produzione. Mi occupo di sviluppare lungometraggi e fiction. Abbiamo appena finto un documentario sulla Cia, la storia di Peter Sichel, ed è stata una grande esperienza. Questo è il mio lavoro che mi permette di avere tempo per esplorare, creare e incontrare persone. Del resto, mi confronto ogni giorno con filmmaker, di varie culture, è naturale che poi cresca la voglia di fare qualcosa di mio”.

Belletti, ci toglie una curiosità: ma a Monte Urano c’è un’aria speciale che diventate tutti registi?

“Avere il padre che fa le scarpe, che ti fa crescere nel laboratorio, ci rende creativi. Minervini, Santoni e oggi io abbiamo prenotato la creatività manuale di famiglia, tra solette e fustelli, nella regia. Dentro la fabbrica abbiamo visto creare e soprattutto abbiamo respirato storie, abbiamo visto crescere personaggi. Tra i ‘babbi’ e i curiosi monturanesi, tra il mare e la collina, abbiamo trovato quella varietà che stimola e ci rende diversi. Poi, se vogliamo dirla tutta, io e Santoni siamo cresciuti giocando a nascondino insieme in strada”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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