Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Crisi del lavoro, nel Fermano patto tra sindacato e imprese: stipendi, formazione e una politica più attiva

6 Giugno 2024

FERMO – Obiettivo raggiunto per la Cgil di Fermo. Voleva discutere di lavoro e di distretto con i datori di lavoro e c’è riuscita, aggiungendoci anche della cultura industriale con i professori universitari. Alessandro De Grazia, segretario provinciale stimolato dalla giornalista Angelica Malvatani, è partito dalla qualità: “Solo su questo possiamo competere. Ricordando sempre che dietro il calzaturiero ci sono anche chimica, gomma e plastica, c’è l’economia del fermano. Per avere qualità, però, dobbiamo investire in formazione e superare un paio di gap”.

Le parole del segretario diventano il filo conduttore di una discussione resa possibile da Fabrizio Luciani, Confindustria, Emiliano Tomassini, Cna, e Ferruccio Vecchi, Confartigianato. I numeri in questo periodo sono complessi: +140% di cassa integrazione soprattutto stipendi sempre più bassi, in media 12000 euro al mese. Tra l’atro, dati europei, Italia è unico paese in cui negli ultimi anni sono scesi.

“C’è un problema dimensione, lavoriamo sulle reti d’impresa, sulle aggregazioni. E poi l’emergenza, siamo di nuovo in crisi. A rischio i posti di lavoro. Servono ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro. Molti ammortizzatori non sono sufficienti per le piccole imprese. Vorrei capire – ribadisce il numero uno della Cgil - che vuole fare la Regione, non è chiaro. servono grandi progetti, non piccole azioni”. Lo avrebbe voluto dire all’assessore Andre Maria Antonini, ma non ha preso parte alla tavola rotonda.

Ci sono invece i presidenti. Per Emiliano Tomassini, Cna Fermo, “tra Covid e guerra in Ucraina avevamo tenuto la fascia di mercato. Ma da ottobre il calo delle produzioni è diventato ingestibile. In provincia dobbiamo ricominciare a dialogare sul territorio. La cassa integrazione è finita. Anche il più luminare della moda oggi non vende. Non si può immaginare una rapida ripresa, bisogna partire dai comuni alla regione, facendo sedere tutti attorno a un tavolo. Le aziende fermane viaggiano tra 1 e 20 dipendenti, ma applicano il contratto della Fiat. Non si può continuare così. Non possiamo più aspettare”.

E quel non si può più aspettare detto dall’artigiano ha fatto rumore. Lo sa bene Ferruccio Vecchi, imprenditore del cappello. “Vedete – esordisce – la moda è un settore diverso dagli altri. Moda non è necessità, ma emozione. E le emozioni costano. Oggi meno famiglie se le possono permettere. Noi vendiamo qualcosa che non serve a nessuno, mentre ad esempio le scarpe sono una necessità”.

Come dicono in tanti, il 2022 aveva illuso. “Le persone erano stanche di ciabatte e tuta. Poi sono arrivati i conti familiari, con l’aumento anche del food di cui in pochi parlano. Gli acquisti emozionali sono scomparsi, spazio alle priorità. I grandi marchi calano del 30-50%. Cosa fare?”.

Di certo non si può partire dai salari, come sperato dal sindacato. “Sappiamo tutti che i salari sono bassi, ma è impensabile ragionare su meno ore e stessi guadagni. Non si può scaricare sull’impresa.  A me costa 3mila euro un dipendente che prende netto 1300 euro. Qui dobbiamo agire, diamo qualcosa di più ai dipendenti, che poi consumano”.

L’ultimo a intervenire è Fabrizio Luciani, presidente Confindustria Fermo che raccoglie lo stimolo di un iscritto al sindacato che aveva parlato della Tod’s e della necessità di condividere maggiormente le azioni.

“Preferisco 10 Della Valle, con le sue imperfezioni, il territorio lo nobilita e ci investe. Deve fare profitto, ma ridà anche. La pace sociale la garantiscono le aziende, non lo Stato. Per farlo devono lavorare in nu contesto di tranquillità” sottolinea.

E poi carica: “Ogni mattina un imprenditore ha davanti un plotone: clienti, fornitori, banche, stato, dipendenti e altre variabili. Qualcuno può colpire in maniera mortale, ma ogni mattina garantisce la vita di ognuno di quelli”.

Non trascura il tema formazione sollevato da De Grazia: “Noi siamo un territorio produttivo, ce ne sono diversi in Italia. Devono rimanere vivi. Se manca la manodopera è perché i giovani sono stati educati male. Oggi abbiamo l’ITS che sfornerà le figure professionali richieste dalle aziende, un match di valore. Della Valle anche in questo ha capito prima e ci investe in questo sistema educativo, lo fa insieme con la regione. Ma anche noi associazioni siamo pronte. Siamo di fronte a sfide durissime, ma non arretriamo” la chiusura di un incontro che deve essere un punto di partenza, sapendo sempre che c’è un Tavolo dello Sviluppo in Provincia a Fermo che aspetta solo di essere rimesso in condizione di operare.

Raffaele Vitali

Print Friendly, PDF & Email
Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram