di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – La questione credito d’imposta per il settore moda è approdata tra gli scranni del Senato della Repubblica. “Il tema annoso del credito di imposta per le attività di ricerca e sviluppo è una pesante eredità del passato perché deriva da una norma poco chiara di oltre dieci anni fa e da interpretazioni che si sono susseguite in modo contraddittorio negli anni fino alla risoluzione del 2021 che ha escluso in maniera chiara l'applicazione dell'incentivo ai campionari” ha sottolineato il ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in occasione del question time al Senato.
A stimolarlo è stata l’interrogazione del senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, uno che al mondo della moda è sempre stato vicino, dai tempi in cui Annarita pilotti era presidente di Assocalzaturifici e Scalfarotto si presentava come componente del Governo.
“La moda è una colonna portante della nostra economia: 60 mila imprese, 600 mila addetti, 100 miliardi di fatturato, 66 miliardi di esportazioni. Eppure sembra che il governo non dia a quel settore l'attenzione necessaria" ha esordito nel suo intervento.
A supporto della sua critica cita due esempi: “Prima lo scioglimento di Confindustria Moda, la confederazione dei comparti, sulla quale ho interrogato il governo mesi fa senza ricevere risposta (Sistema Moda Italia è tornato autonomo, ndr). Poi i crediti di imposta: le imprese ne hanno usufruito per 1 miliardo per i campionari, che sono a tutti gli effetti investimenti in ricerca e sviluppo. Che ora l'Agenzia delle entrate richiede indietro causando un danno enorme alle imprese”.
Il rischio è che molte imprese aprano un contenzioso con il Fisco: “Il governo dovrebbe accompagnare i settori produttivi, e essere in grado di anticipare le situazioni di crisi, operando quando sono sul nascere, non dopo, dicendo 'non potevo fare niente'. Se non ne siete capaci, questo è fonte di assai grande preoccupazione” conclude Scalfarotto.
Adolfo Urso ha ascoltato e ha poi ribattuto: “Come Governo intendiamo affrontare in modo strutturale il nodo del consolidamento delle filiere della moda con incentivi specifici che favoriscano le aggregazioni. Alcune misure specifiche verranno inserite nella prima legge annuale per le piccole e medie imprese, attesa in Parlamento entro la fine dell'anno”.
Urso spera nel ritorno della sintonia tra le varie parti della Moda, ma non è compito del ministero risolvere questioni interne. Ha poi rivendicato una serie di interventi: l'estensione della garanzia pubblica del fondo di garanzia per le Pmi e di Sace nei casi di moratoria e ristrutturazione del debito con le banche.
“Come esecutivo – ha aggiunto – abbiamo previsto un ‘riversamento spontaneo’ per superare l'impasse sul credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo, norma ‘poco chiara’ risalente a oltre dieci anni fa e interpretata in maniera contraddittoria fino al definitivo chiarimento del 2021 che ha escluso dall'incentivo i campionari”. E questo ha causato un contraccolpo pesante per le aziende.
“D’ora in poi, il nuovo credito d'imposta destinato agli investimenti in ricerca e sviluppo il ministro assicura che sono state emanate le linee guida per la corretta applicazione del beneficio". Urso ha infine sottolineato le ulteriori misure in favore del sistema moda: otto settimane di cassa integrazione in deroga per il 2024 a beneficio dei lavoratori di imprese anche artigiane fino a 15 dipendenti. Altri 30 milioni, infine, sono stati destinati alla produzione di fibre tessili di origine naturale e provenienti da processi di riciclo, nell'ottica di spronare la transizione ecologica e digitale.