FERMO – Niente da fare, anche l’ultima speranza si è spenta. “La risoluzione di Banca delle Marche da parte delle autorità italiane è stata essenzialmente determinata dal suo stato di dissesto. La Commissione non può essere ritenuta responsabile di aver impedito il suo salvataggio”. È questo un passaggio della sentenza del Tribunale dell'Unione Europea nella causa che gli istituti azionisti e obbligazionisti subordinati di Banca delle Marche hanno intentato contro la Commissione Ue che non aveva autorizzato l'intervento del Fondo italiano di tutela dei depositi per ricapitalizzare Banca delle Marche.
Il 21 novembre 2015 la Banca d'Italia ha avviato la risoluzione della Banca delle Marche, il cui programma è stato notificato alla Commissione. Nel progetto, la Banca d'Italia ha in particolare rilevato il fatto che una ricapitalizzazione della banca da parte del Fondo di tutela dei depositi (FITD) non era potuta avvenire perché non c'era l'ok della Commissione, in quanto non venne ritenuto compatibile con le norme sugli aiuti di Stato.
Su questo si sono basate le parti ricorrenti rivolgendosi al Tribunale dell'Ue ritenendo che la Commissione avesse avuto un ruolo, impedendo “per mezzo di pressioni illegittime esercitate sulle autorità italiane”. Secondo le ricorrenti, la Commissione avrebbe impedito un simile salvataggio e avrebbe indotto le autorità italiane ad avviare la risoluzione di Banca delle Marche ai sensi delle norme di diritto italiano che recepiscono la direttiva sulle risoluzioni bancarie (BRRD).
Con la sua sentenza di oggi il Tribunale respinge il ricorso, spiegando che le ricorrenti non hanno dimostrato «l'esistenza di un nesso causale tra il comportamento asseritamente illecito della Commissione e il pregiudizio dedotto, cosicché i presupposti per la sussistenza di una responsabilità extracontrattuale dell'Unione non sono soddisfatti».