FERMO – Tre mesi, quasi 100 giorni di battaglia, di lotta, di resistenza. E poi, questa mattina, l’uscita dall’ospedale Murri tra gli applausi. Così Angelo, 62enne di Montegranaro, ha vinto la sua battaglia contro il Covid. Anche se la partita non è ancora chiusa, perché ora inizia a Campofilone, dove è stato trasportato in ambulanza, il percorso di riabilitazione, di recupero di ogni funzionalità.
Ma intanto è fuori dalla rianimazione ed era l’ultimo paziente nel reparto guidato da Luisanna Cola. Mentre in quello del collega Amadio, Malattie Infettive, ci sono ancora quattro persone.
Il sorriso mascherato di moglie, figlio e figlia è il miglior viatico per il combattivo montegranarese. “Una persona senza patologie, magro, in forma. Questo deve farci riflettere, il Covid non colpisce solo i più deboli” spiega la primaria Cola. Purtroppo Angelo non si era ancora potuto vaccinare, era la fase delle fasce d’età e la sua ancora non era arrivata. “È stato ventilato praticamente per tre mesi. Dopo il primo periodo a malattie infettive è stata trasferito da noi. E l’abbiamo seguito, giorno dopo giorno. Una volta negativizzato è proseguito il supporto, perché questo maledetto virus debilita molte parti dell’organismo” prosegue la dottoressa.
“Settimane difficili. All’inizio – raccontano i figli – eravamo senza mamma e papà a casa, li hanno ricoverati lo stesso giorno. E anche noi positivi, ma a parte un po’ di febbre nessun sintomo grave. Poi è tornata nostra madre abbiamo seguito nostro padre grazie alle dottoresse, che ogni giorno ci chiamavano”. Non solo, anche le immancabili videochiamate. “Il recupero, adesso, è fondamentale. I polmoni vengono segnati dal Covid, restano cicatrici. Ma con un po’ di pazienza tornerà a casa” riprende la dottoressa.
La moglie, che dopo 20 giorni a malattie infettive era tornata a casa, è il volto dell’entusiasmo. “Non abbiamo mai avuto dubbi, sapevamo che era nelle mani migliori. Ci hanno permesso, una volta negativizzato, di vederlo. Ed è stato importante, perché ha bisogno del nostro affetto”. La moglie non fa altro che ripetere ‘grazie, grazie’ guardando i dottori e una pianta nelle mani di Luisanna Cola è il suo modo per regalare del colore al reparto che ha tenuto in vita il marito.
Il personale del Murri ha fatto tutto quello che poteva, “dobbiamo fidarci del nostro sistema sanitario, ci lavorano persone incredibili” ribadiscono i familiari. Per questo ora sta a chi è fuori non vanificare tutto: “Mascherine, lavarsi le mani, stare attenti e rispettare le regole. Ma soprattutto – conclude la Cola – vaccinarsi. E vaccinare i giovani, perché la scuola deve ripartire in sicurezza e perché non possiamo permetterci, come sistema, un altro periodo così lungo e difficile di pandemia”.
Raffaele Vitali