di Francesca Pasquali
PORTO SAN GIORGIO - Chiuso per Covid lo chalet Nomad, sul lungomare sud di Porto San Giorgio. Ieri sera, all’ora dell’aperitivo, i clienti sono stati invitati a lasciare il locale. Poco prima, era arrivata la conferma che un membro dello staff era risultato positivo al tampone rapito.
Il ragazzo, asintomatico, non era al lavoro. Era rimasto a casa per precauzione dopo che, nel pomeriggio, la fidanzata aveva scoperto di essere positiva. Da lì, la decisione dei titolari di svuotare il locale, che sarà sanificato, e disporre tamponi molecolari per il personale.
«Faremo di tutto per far rientrare il prima possibile la situazione, con la massima trasparenza, onestà e collaborazione», spiega Marco Cordola, che gestisce il Nomad assieme a Paola Cesetti, Marco Capanna e Chiara Capesciotti. «Non è stato facile – prosegue –, in una domenica estiva e a due settimane dall’apertura, decidere di chiudere. Ma, a mente fredda, siamo convinti che è stata la decisione migliore per garantire la salute di staff e clienti. Forse la meno commerciale, ma sicuramente la più etica e giusta».
Il ragazzo contagiato è stato contattato dal Dipartimento di prevenzione dell’Area vasta 4, assieme agli altri sei nuovi positivi del Fermano. «Nessun focolaio – assicura il direttore del servizio, Giuseppe Ciarrocchi –, ma tutti casi isolati».
È proprio Ciarrocchi a frenare gli allarmismi. «Si parla di focolaio – spiega – quando ci sono raggruppati pochi casi in una comunità o in un ambiente circoscritto e, a oggi, questo non si è verificato». Stare all’aperto, bassa circolazione del virus, mascherine, distanze e vaccini, per il medico, sono tutti fattori che abbattono la probabilità di contagio.
Sarà, ora, il Dipartimento di prevenzione, sulla base dell’indagine epidemiologica e del tracciamento dei contatti del ragazzo, a decidere se mettere o no qualcuno in quarantena e a stabilire quando il locale potrà riaprire.