FERMO – Da un lato la consapevolezza che cresce tra le persone e soprattutto all’interno del mondo del lavoro. Dall’altro i numeri. Tanti, troppi positivi in questa domenica di marzo che si era aperta con il post del sindaco di Montefortino, uno di quelli che con la tuta della protezione civile sta sempre in prima linea, che comunicava la sua positività al Covid 19.
Come lui, oggi, altri 851 marchigiani. Il Servizio Sanità della Regione ha comunicato che «nelle ultime 24 ore sono stati testati 5.893 tamponi: 3.487 nel percorso nuove diagnosi, di cui 803 nello screening con percorso Antigenico, e 2.406 nel percorso guariti (con un rapporto positivi/testati pari al 24,4%)». Degli 852 positivi 353 sono in provincia di Ancona, 186 in provincia di Pesaro Urbino, 109 in quella di Macerata, 101 in quella di Fermo, 74 in provincia di Ascoli Piceno e 29 fuori regione.
Di fronte a questo quadro complesso, le associazioni di categoria si mettono a disposizione del sistema sanitario regionale. Lo ha già detto confindustria, lo ribadiscono oggi Coldiretti Marche e Cna Fermo. “Occorre accelerare sulle vaccinazioni: usciamo dalla declamazione dei principi e diamo una concreta disponibilità. Noi e le nostre strutture territoriali ci siamo, vogliamo e possiamo essere parte integrante del piano vaccini regionale” sottolinea Paolo Silenzi, presidente della Cna di Fermo.
“La richiesta di Acquaroli trova in noi pronta risposta. Abbiamo 246 sezioni sul territorio marchigiano pronte a collaborare” ribadisce la presidente della Coldiretti Letizia Gardoni. Ognuno vuole fare la sua parte, se messo in condizione di aiutare.
“Abbiamo bisogno di tempi da record, di non perdere un minuto. Siamo consapevoli della necessità di un cambio di passo dei nostri ritmi di vaccinazione tra i più bassi d’Europa” riprende il direttore Cna Alessandro Migliore.
Che poi manda un messaggio chiaro alla politica: “È impensabile modificare i protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro sottoscritti dalle parti sociali. Ancora di più considerando che hanno funzionato egregiamente. I dati dell’Inail lo dimostrano: sette denunce su dieci di contagi da Covid sui luoghi di lavoro riguardano la sanità, l’assistenza sociale, l’amministrazione pubblica. La modifica di questi protocolli, oltre a poter comportare ulteriori problemi, adempimenti e spese in capo alle imprese, non è detto che porti agli stessi soddisfacenti risultati”.