FERMO - Un incrocio domanda e offerta che non funziona, il costo del lavoro troppo alto, gli stipendi italiani tra i più bassi in Europa. E’ il complesso quadro che si delinea analizzando la situazione occupazionale nel nostro Paese, e il territorio fermano non fa eccezione.
Da un lato c’è l’offerta, con le imprese alla ricerca di forza lavoro, sia per sostituire le figure in uscita che per recuperare fette di mercato e competitività dopo l’onda lunga della crisi economica e della pandemia; dall’altro ci sono i soggetti occupati e quelli in cerca di lavoro, oltre ad una quota dei cosiddetti neet, persone che non studiano né sono alla ricerca di un impiego.
CNA ha spesso posto all’attenzione della politica e dei decisori il corto circuito scattato tra imprese che cercano, senza successo, profili professionali e disoccupati che non trovano posti di lavoro. Per la CNA di Fermo la chiave è e resta formazione: “La situazione è delicata – commenta il Presidente Emiliano Tomassini – perché la sopravvivenza delle imprese è messa in discussione da molteplici fattori. Sul fronte occupazione riteniamo si debba mettere in piedi un piano nazionale di formazione continua, per realizzare quella che chiamiamo rivoluzione delle competenze”.
Cortocircuito, si diceva. Tra le cause dell’innesco, senza dubbio il costo del lavoro, come spiega il Direttore Alessandro Migliore: “In Italia il costo lordo per ogni lavoratore incide in maniera troppo pesante per le imprese, a scapito del netto che finisce in busta paga. La conseguenza è che solo nel nostro Paese i salari medi sono diminuiti, mentre nel resto dell’Europa continuano a crescere. Il raffronto con Francia e Germania è impietoso. Questo delinea un quadro tragico, in cui tutte le parti in causa perdono, continuando ad arrancare dietro agli asset principali di modernità e sviluppo, quasi transizione digitale e sostenibilità”.
E’ necessario per imprenditori e lavoratori formarsi e aggiornare costantemente le proprie competenze e i propri profili. Competenze non solo di natura tecnica e tecnologica, ovviamente, ma anche quelle che ci rendono capaci di affrontare le trasformazioni e orientarle. Tomassini fa riferimento alla proposta di CNA di allargare la platea dell’offerta e dell’erogazione formativa attraverso gli enti accreditati, come quelli di emanazione associativa: “Grazie all’azione di soggetti qualificati e accreditati, cioè enti con procedure e regole precise, verificate e verificabili, è possibile svolgere ad esempio attività formativa finanziata oppure legata ai fondi regionali. Questo per dire che le risorse, con i fondi PNRR, e le possibilità di invertire la tendenza, ci sono, basti pensare che il sistema CNA nel 2021 ha erogato quasi 3 milioni di ore di formazione a 35 mila corsisti”.