Come in tempo di guerra con i beni di prima necessità, nella pandemica emergenza sanitaria da coronavirus, la scarsità di dispositivi di protezione porta alla luce la speculazione di chi lucra nella differenza tra il prezzo di acquisto e quello di vendita.
La polizia municipale di Montegranaro ha beccato 2 cinesi calare con un filo dal balcone un cestino contenente mascherine che, acquistate online a 16 centesimi l’una, venivano rivendute in strada a 7 euro.
È questo l’ultimo dei tanti casi di speculazione di cui si ha notizia in questi giorni e che vedono impegnate nell’attività di contrasto le Forze dell’Ordine e le Polizie locali di ogni parte d’Italia.
La voglia di speculare può tentare chiunque, basti pensare che il primo caso di cui ho avuto contezza risale alla settimana scorsa a Roma dove l’attività criminale veniva compiuta da una nota farmacia del centro cittadino.
Esempi di questi giorni sono:
Guanti monouso (100 pz.) da euro 2/90 a euro 14/99
Disinfettante per superfici da euro 0/81 a euro 8/00
Gel battericida per le mani (750 ml) da euro 3/58 a euro 33/00
Amuchina da euro 4/90 a euro 19/90
Mascherina da euro 0/16 a 7/00, da euro 5/80 a euro 35/00, da euro 8/59 a euro 50/60.
Sono beni di cui lo speculatore ha fatto incetta acquistandoli nel vicino supermercato oppure online o su mercati paralleli, magari privi del marchio CE e quindi non rispondenti agli standard comunitari di sicurezza per materiali usati e confezionamento, spesso senza garanzie di liceità della provenienza e della destinazione di uso o addirittura prodotti artigianalmente in autonomia in spregio delle normative in materia.
Come comportarsi?
Innanzitutto verificare che sul prodotto sia bene indicato il prezzo di vendita comprensivo di iva perché se questo non c’è, siamo in presenza di un illecito amministrativo (art.17 Codice del Consumo) punito con sanzione da euro 516/46 a euro 3098/74 di competenza del sindaco del luogo.
I reati in astratto possibili sono poi i più diversi.
Oltre ai più noti, truffa, ricettazione, contraffazione, frode in commercio, quanto sta accadendo porta alla luce una particolare fattispecie di reato, l’art.501 bis c.p., manovre speculative su merci.
Reato introdotto nel codice penale nel 1976 per colpire l’accaparramento di generi alimentari conseguente la crisi petrolifera degli anni ’70, si configura solo in casi eccezionali di particolare criticità per l’economia pubblica, proprio come accade oggi con il coronavirus.
In particolare si punisce con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa da euro 516 a euro 25.822, oltre pene accessorie (interdizione dall’esercizio dell’attività e incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione) e il sequestro delle merci, “chiunque, nell'esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale, compie manovre speculative” che possano determinare “la rarefazione o il rincaro sul mercato interno” di “prodotti di prima necessità”.
Norma dunque di straordinaria attualità perché chi è che oggi non ritiene mascherine, guanti e disinfettanti beni indispensabili per la vita quotidiana?
Avv. Andrea Agostini