di Raffaele Vitali
FERMO – Non c’è emergenza che si affronti sempre nello stesso modo. E questo vale ancora di più in ambito sanitario. A un mese dall’esplosione di Coronavirus la direzione dell’Area Vasta 4 rivede alcuni passaggi, incluso quello del maggior coinvolgimento delle strutture periferiche, a cominciare da Sant’Elpidio a Mare. “Vogliamo lavorare sempre più sul territorio” spiega il direttore dell’Asur Licio Livini che segue le parole della responsabile direzione ospedaliera Fiorenza Padovani “Ora si apre il problema della collocazione delle persone guarite o ancora positive. Molte persone non hanno la possibilità di avere a domicilio un isolamento. Dove vanno questi pazienti?”.
Nel merito poi prosegue Livini: “Vogliamo evitare contagi, per questo stiamo lavorando su un percorso per cui se nel domicilio abbiamo pazienti paucisintomatici o con forme lievi ma positivi, potremmo mettere a disposizione venti posti a Sant’Elpidio a Mare per accoglierli. Parliamo di 20 posti letto di residenzialità di basso livello assistenziale dove ci sono le attuali cure intermedie, i cui pazienti sposteremmo a Montegiorgio”. Se poi alcuni nuclei familiari sono in difficoltà e bisogna separare il contagiato da familiari a rischio, forse qualcun altro potrebbe mettere a disposizione stanze di albergo o residence.
“Parliamo di un percorso territoriale, uno spazio che liberiamo spostando i puliti di Sant’Elpidio a Mare, ma se ci sarà la necessità. Posti che non serviranno a sgravare il Murri, che invece vogliamo collegare a strutture, dell’Asur o convenzionate, di passaggio, di brevi quarantene per qualche giorno, per chi è guarito ma ancora non se la sente di tornare a casa”.
Isolamenti e precauzioni sempre più necessarie. “Siamo arrivati a un punto di discussione sulla trasmissione che non consociamo in ogni sfaccettatura. Nessuno conosce come si trasmette davvero il virus. Goccioline, anche il contatto, le superfici, impianti di condizionamento. Al momento ora abbiamo 347 positivi che devono fare isolamento stretto, precauzioni che evitano di trasmettere la malattia a un negativo.
Tolte le buone pratiche abbiamo pochi strumenti, attendiamo l’indagine sierologica, ma ancora non entrata nell’uso comune. Dobbiamo fare sì che i positivi non possano contagiare soggetti suscettibili. Chi esce dall’ospedale è d è guarito clinicamente ma non virologicamente dobbiamo gestirlo, tenendolo lontano da soggetti puliti. Dovrebbe vivere il più isolato possibile senza contati stretti. Alberghi o strutture simili potrebbero essere una risposta per questi soggetti guariti ma magari ancora positivi” aggiunge e conclude il dottor Ciarrocchi, responsabile del dipartimento di prevenzione.