di Aaron Pettinari
FERMO - Superata la Pasqua, in tutte il Paese si pensa già a quella che sarà la fase 2 del contrasto al Coronavirus. In attesa di capire come si dovrà intervenire per poter riaprire, seppur gradualmente, le attività diventa necessario intervenire nell'immediato, specie per andare in soccorso di tutte quelle categorie che sono in difficoltà a causa della crisi.
Il Capo della Polizia, Franco Gabrielli le scorse settimane ha lanciato un allarme che non può restare inascoltato. La pandemia, infatti, potrebbe prospettare una "situazione inedita e gravissima" che costituisce "uno scenario di indubbio interesse per la criminalità organizzata", con il rischio - già annunciato da diversi magistrati - di un 'doping finanziario' e di un nuovo sistema di welfare assicurato dalle mafie. Se ne parla chiaramente in un documento riservato inviato ai 194 Paesi del mondo che fanno parte di Interpol e che contiene una prima valutazione dell'impatto della pandemia sui compiti di polizia e sull'evolversi della criminalità.
Il Prefetto ha spiegato come particolare attenzione sia stata rivolta "ai comparti economici che non hanno mai interrotto la propria operatività, come la filiera agro-alimentare, il settore dell’approvvigionamento di farmaci e di materiale medico-sanitario, il trasporto su gomma, i servizi funebri, le imprese di pulizia, sanificazione e smaltimento di rifiuti", laddove i gruppi criminali "possono riuscire agevolmente ad offrire servizi a prezzi sicuramente concorrenziali perché le società da loro controllate non rispettano le prescrizioni normative in materia ambientale, previdenziale e di sicurezza sul lavoro”.
Ma la vera emergenza è nella crisi di liquidità delle piccole e medie imprese, “che, in conseguenza della sospensione della loro attività, potrebbero non essere in grado di far fronte autonomamente ai propri pagamenti. La criminalità organizzata potrebbe, dunque, sfruttare il momento di difficoltà per insinuarsi nella compagine societaria apportando il denaro necessario o proponendo prestiti usurai. Al termine dell’emergenza, quindi, le associazioni criminali potrebbero aver inquinato l’economia, controllando imprese in precedenza non infiltrate”.
Dunque si presenta un rischio sociale altissimo.
Secondo Gabrielli "le famiglie in difficoltà, i lavoratori in nero e/o stagionali potrebbero rappresentare un ulteriore bacino d’utenza sia per le attività usurarie della malavita, sia come nuova ‘manovalanza’ a basso costo”.