L'imprenditore di Montegranaro è sposato con una cinese: "I nostri parenti stanno chiusi in casa. Temo per l'economia, in modo particolare per il lusso made in Italy e per chi vive di import".
di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO - È di 170 morti e 7.736 infettati, di cui 1.239 in gravi condizioni, il bilancio delle vittime in Cina del nuovo coronavirus di Wuhan, ormai esteso a tutte le province, stando alle fonti ufficiali cinesi. Di fronte a questo quadro, sottolinea l’imprenditore di Montegranaro con moglie cinese Andrea Vecchiola, “Il Governo chiama, i cinesi rispondono e ubbidiscono”. Lui da anni fa avanti e indietro avendo la sua famiglia a Montegranaro, insieme agli uffici dove disegna le nuove Fessura, e i parenti in Cina, dove produce le scarpe che hanno conquistato i mercati di mezzo mondo.
Coronavirus, come si vive da Montegranaro questa emergenza?
“I parenti di mia moglie vivono sull’isola di Hainan. C’è stato un caso anche lì. Ormai mi sento un po’ cinese, ho un legame forte con la popolazione. Mia moglie ogni giorno accende la tv e si informa. Abbiamo parenti e amici che ci permettono di non vivere di ‘fake news’ che portano a creare terrori finti. La nostra è una preoccupazione reale”.
I cinesi come stanno reagendo?
“Il cinese è patriottico e rispetta le regole per cercare di risolvere in maniera più veloce il problema”.
Hanno una soluzione secondo lei?
“Al momento hanno scelto la strada della quarantena, dell’isolare il virus o almeno di ridurne il movimento”.
Una prova mentale molto forte, resisteranno?
“Pe farvi capire come sono fatti, in questo momento stanno tutti in casa, poi a una certa ora del pomeriggio si mettono tutti in finestra e urlano una parola: in cinese 加油. È un modo per farsi coraggio: improvvisamente senti un grande ‘Forza, dai!’. Questa è la traduzione e lo fanno dalla finestra per sentirsi vicini”.
Cosa la preoccupa principalmente?
“Il meccanismo sanitario cinese va un po’ cambiato. Spero che il Governo centrale riveda il sistema. Da un lato ci sono le migliori tecnologie negli ospedali, con le ultime Tac per fare un esempio, ma poi è tutto a pagamento. Quindi c’è il meglio, ma non per tutti. I cinesi, però, a differenza nostra, hanno un sistema di sostegno collettivo. Se uno è povero e ha estremo bisogno, partono collette tra i parenti per arrivare alla somma. Il sistema familiare è forte”.
Differenza dalla Sars?
“Non ci fu una quarantena, questa volta c’è stata una chiamata all’ordine molto più forte da parte del Governo”.
Lei in Cina produce, come vivono i suoi dipendenti questa fase?
“Sono in casa. Il problema è che cominciano a mancare le mascherine. Sono miliardi, capibile che possa avvenire. Ho un amico di Macao che mi ha mandato un messaggio per spedirgli delle mascherine”.
Dove si trovano?
“Nella zona sud, come i nostri parenti Poi ho un paio di persone in Taiwan e anche loro sono reclusi in casa”.
Ma non esce davvero nessuno da casa?
“Solo per le necessità, le immagini di vuoto di strade e negozi che mi arrivano sono impressionanti. Comunque all’ingresso di ogni centro commerciale c’è chi misura la febbre. E così capiterà sul lavoro. Le fabbriche inseriranno controlli e si ripartirà. Non va sottovalutato, è un momento grave, ma non pensiamo alla catastrofe senza ritorno”.
La zona di Wuhan la conosce?
“È nel cuore della Cina, una grande città con decine di milioni di persone circondata da una parte rurale molto grande e bella. Un’area green”.
Lei ha la moglie cinese. Ha letto delle reazioni ‘razziste’ in diverse parti d’Italia, cosa ne pensa?
“La piccola mentalità di alcune persone. che si possono solo definire mentecatti, che puntano il dito e tornano allo stereotipo del cinese che mangia tutto e non fa attenzione all’igiene. Quando fa comodo la Cina è amica, quando copiano sono i peggiori, quando inquinano non hanno rivali e ora sono i malati. Abbiamo questa mentalità di additare i popoli, o meglio le persone peggiori lo fanno sfogando così le loro repressioni”.
Come la vive sua moglie dal lato umano?
“C’è preoccupazione, ma non va dimenticato che l’entità di questa malattia è più simile a una bronchite-polmonite. Non parliamo di un virus che uccide, anche se è una forma di polmonite grave che a soggetti più deboli, che hanno altre complicazioni, può comportare la morte. In realtà c’è gente che già sta guarendo. Per cui preoccupati, ma non terrorizzati. C’è la speranza di debellarla e ci si sacrifica, ovvero ci si chiude in casa”.
Vecchiola, a febbraio arriva il Micam, secondo lei ci saranno conseguenze?
“Non arriverà nessun buyer, ne sono quasi certo. Noi cercheremo di ovviare essendo sul territorio con incontri diretti in Cina o a Hong Kong. Il web è una strada, ma la nuova collezione ha bisogno di essere vista, toccata. Per cui penso che il prossimo mese sarà sotto naftalina”.
Impatto economico?
“Sarà pesantissimo. Per la Cina, perché hanno i negozi chiusi durante il capodanno cinese, quando si fa shopping. E a seguire il problema di chi fa il retail. Impatto negativo per loro, ma lo sarà per noi. Il 50% degli incassi per il lusso italiano è nelle mani dei cinesi. E ora non viaggiando smetteranno di comprare, il problema lo si capirà tra qualche settimana”.
Produzione ferma per Fessura?
“La ‘fortuna’ è che le consegne avvengono prima del capodanno cinese. Abbiamola merce in transito sulle navi. Gennaio, febbraio e marzo sono mesi più statici, dove principalmente si lavora a Montegranaro con la progettazione. Poi si riparte ad aprile, quando spero che tutto sarà normalizzato”.
L’Italia importa molto dalla Cina, che accadrà?
“Le fabbriche chiuse cambieranno i tempi di consegna. Le scarpe sono stagionali, il coronavirus cade in questa fase stanca. Ma ci sono realtà che consegnano ogni mese e ci saranno rallentamenti, ben più lunghi del capodanno cinese. Non c’è ancora l’impatto economico perché in queste due settimane non si lavora. Dopo il 4 febbraio capiremo, quando dovrebbe esserci il risveglio delle città produttive. Anche se ad esempio le scuole già hanno prorogato la chiusura al 9, quindi…”.
Per un po’ non andrà in Cina?
“Il mio programma prevedeva marzo. Monitorerò quello che accade fino a fine febbraio e poi valuterà su come muovermi. Mi ricordo i tempi della Sars, c’era la fiera a Shangai, andai con la mascherina. Spero che per quel periodo si sia regolarizzato”.
Fiducioso?
“Una mia dipendente era stata a Wuhan perché lì ha la famiglia qualche giorno prima che esplodesse il caso. Bene, sei giorni dopo è stata chiamata dal Governo e messa comunque in quarantena perché segnalata in arrivo. Hanno il controllo totale dei movimenti, spero serva a ridurre i casi”.