FERMO – Servono mascherine, servono dispositivi di protezione personale. Ma perché siano utilizzabili anche fuori casa o in un negozio, necessitano di certificazioni ministeriali. Come ottenerle? La prefettura di Fermo guidata da Vincenza Filippi, prova a fare chiarezza. Considerando che la Prefettura ha anche la parola finale su chi può stare o meno aperto come azienda.
Il decreto Cura Italia prevede che per riconvertire l’attività aziendale al fine di produrre mascherine chirurgiche bisogna seguire norme precise. “Fino alla fine di luglio, ovvero i sei mesi di emergenza previsti dalla delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio, è consentito produrre, importare e immettere in commercio mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale in deroga alle vigenti disposizioni”.
Primo step è avere la deroga, poi “le imprese devono inviare all’Istituto Superiore di Sanità un’autocertificazione nella quale, sotto la propria esclusiva responsabilità, attestano le caratteristiche tecniche delle mascherine e dichiarano che le stesse rispettano tutti i requisiti di sicurezza di cui alla vigente normativa. Entro e non oltre 3 giorni dalla citata autocertificazione le aziende produttrici e gli importatori devono altresì trasmettere all’Istituto Superiore di Sanità ogni elemento utile alla validazione delle mascherine chirurgiche oggetto della stessa. L’Istituto Superiore di Sanità nel termine di 3 giorni dalla ricezione di quanto indicato nel presente comma, si pronuncia circa la rispondenza delle mascherine chirurgiche alle norme vigenti”.
Quindi, se tutto funziona, in dieci giorni la mascherina potrebbe essere sul mercato. “i produttori e importatori devono anche inviare all’Inail una autocertificazione nella quale, sotto la propria esclusiva responsabilità, attestano le caratteristiche tecniche dei citati dispositivi e dichiarano che gli stessi rispettano tutti i requisiti di sicurezza di cui alla vigente normativa. Poi l'Inail si pronuncerà entro tre giorni circa la rispondenza dei dispositivi di protezione individuale alle norme vigenti”. Se qualcosa dovesse andare storto, il produttore ne cessa immediatamente la produzione e all'importatore è fatto divieto di immissione in commercio.
In conclusione, precisa la Prefettura: “Le aziende del territorio che intendano procedere alla riconversione della propria produzione in mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale - ai fini del contenimento dal contagio COVID-19, come disciplinato dalla decretazione d’urgenza – potranno trasmettere a questa Prefettura la “comunicazione” prevista dalla lett. d) del DPCM 22 marzo 2020, che consente le attività che sono funzionali alla continuità di servizi di pubblica utilità”.