PORTO SANT’ELPIDIO – In attesa che anche il consiglio comunale di Fermo, che è la città capoluogo, prenda una posizione politica in merito al tema dell’interruzione di gravidanza, ci pensa la maggioranza di Porto Sant’Elpidio a intervenire.
Una maggioranza di centrosinistra, con importanti fette di centrismo al suo interno. Fattore che non ha impedito ai consiglieri di compattarsi per tre ragioni. “La prima è la salute della donna, che deve essere garantita attivando o ricostruendo la rete di sostegno medico, psicologico e sociale che deve essere fornita dai consultori”.
La seconda è legata alla RU-486: “Una pillola sicura come attestato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal Consiglio superiore di Sanità, dall’Agenzia del Farmaco AIFA e dalla quasi trentennale somministrazione”. Infine, “l’esercizio di un diritto individuale pur se nell’ambito di una delle decisioni più difficili che una donna debba prendere”.
Questo nel tecnico, poi c’è il lato etico: “Tutti noi siamo per la vita, per la salvaguardia della vita della donna, che deve poter scegliere se portare avanti una gravidanza oppure no. Nessuno di noi considera l’aborto una pratica anticoncezionale, ma una decisione che spetta esclusivamente alla donna nel pieno delle sue facoltà” sottolineano i segretari di Partito Democratico, Lista Civica Popolari Uniti per Porto Sant'Elpidio, Impegno per Porto Sant’Elpidio, La città del fare.
Gli elpidiensi non hanno dubi: “Affinché la Legge 194 dia attuata occorre che i consultori funzionino, che ci sia personale non obiettore che senza preconcetti sappia prendere in carico la donna o la coppia, ne rispetti la dignità e aiuti a trovare soluzioni, a rimuovere i problemi che porterebbero alla interruzione della gravidanza, offrendo aiuti necessari prima e dopo il parto. Qualora ciò non fosse possibile, precauzionalmente, la legge prevede che la donna o la coppia rifletta ancora una settimana dopo l’accertamento della possibilità di aborto prima di dare l’assenso definitivo (cit. art. 5)” precisano le forze politiche elpidiensi.
L’analisi si chiude con una richiesta precisa: “Colpisce la proposta della regione di voler imporre il ricovero obbligatorio di tre giorni per la somministrazione della pillola e anche quella di affidare i consultori ad associazioni di parte, che possono condizionare la scelta già difficile e sofferta dell’aborto. Per questo chiediamo che i consultori funzionino, che ci siano professionisti non obiettori per non dover più assistere a drammatiche peregrinazioni di donne e coppie a cui il ginecologo prescrive l’aborto a fini terapeutici ma non lo esercita perché obiettore”.