di Raffaele Vitali
FERMO – “E in fondo pensi, ci sarà un motivo, e cerchi a tutti i costi una ragione, eppure non c'è mai una ragione perché un amore debba finire”. Quando finisce un amore, cantava Riccardo Cocciante, restano tanti dubbi. Ed è proprio così, a tre settimane dall’assemblea straordinaria che riunirà per l’ultima volta insieme gli imprenditori associati a Confindustria Centro Adriatico.
Nel nome composto da tre parole si era trovata la sintesi tra due realtà forti e uniche nel loro genere: Fermo e Ascoli. Un progetto interessante, l’unica vera fusione di territoriali imprenditoriali nelle marche. Perché tra Pesaro e Ancona, in realtà, non si era mai arrivati ad atti concreti. Come fatto al sud, con tanto di condivisione di conti e personale.
Come capita in amore, qualcosa si è rotto. I lunghi mesi di diatribe mediatiche, con tanto di espulsioni cancellate con un colpo di spugna da Roma, e gli scontri durante le riunioni interne, che poi diventavano pubbliche, hanno minato l’immagine di Confindustria nelle Marche. Il sud, da modello, improvvisamente tornava a essere il centro della litigiosità, che oggi altre zone della regione provano a cavalcare.
Ma a dire il vero, tolta la parte politica, il resto ha proseguito il suo corso. Gli uffici parlano, i due direttori, Tosi e Alfonsi, si confrontano regolarmente. Ma è venuta meno la rappresentanza. Quella forte delle due territoriali, nata nell’incontro tra Giampietro Melchiorri e Simone Mariani, che si era poi consolidata sotto mister Sabelli, neo marchigiano dell'anno.
Lavoro e amicizia sembravano essersi trovati sullo stesso percorso. Ma poi è arrivato il bivio e ognuno ha preso la sua strada. Il 12 novembre, il 60% degli associati, dopo una rapida modifica statutaria, dovrà dire sì alla scissione, al ritorno alla reciproca autonomia. Anche s e non mancano le voci contrarie, come quella espressa oggi sul Carlino dall’ex presidente Cesaroni.
Poi, inizierà un iter più semplice di quello della fusione, visto che Ascoli e Fermo sono due entità mai cancellate. Fermo, a dire il vero, ha già anche il suo presidente. Perché l’Uif ha eletto Fabrizio Luciani e quindi, non appena Roma certificherà la volontà divisoria delle due territoriali, Fermo riprenderà il suo corso con tanto di organi. Ascoli dovrà solo fare una assemblea in più e poi a sua volta sceglierà il dopo Mariani, che dovrebbe essere rappresentato da Simone Ferraioli, imprenditore del settore sanitario molto stimato all’interno di corso Mazzini.
Nel mentre, gli imprenditori hanno trovato in Valentino Fenni il primus inter pares. Il calzaturiero ha retto il sistema, insieme con un pool di colleghi e la supervisione continua di Roma. Parlando con entrambe le territoriali il messaggio che vuole passare è unico: torniamo autonomi, con i conti in ordine, ma poi si lavorerà insieme. Del resto era così anche prima della nascita di Centro Adriatico.
Certo, ci sono le relazioni con le altre territoriali che potrebbero portare a differenze, ma poi ci sono battaglie politiche imprescindibili, come quella che il prossimo anno porterà un imprenditore fermano alla guida di Confindustria Marche.
Non si mettono in discussione i posti dentro Confindustria, ma Fermo dovrà arrivarci serena e compatta. In modo da dialogare con calma, e da pari, con le altre territoriali. Ascoli in tutto questo mantiene posti chiave, dai giovani imprenditori alla Piccola, con buona pace del nord, che improvvisamente si ritroverà nelle mani del sud della Regione, che sembra diviso ma che poi alla fine saprà non perdere l’occasione tornando così un player a livello regionale, ruolo oggi lasciato nelle mani degli artigiani.