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Confindustria, Ascoli e Fermo sull’orlo di una crisi di nervi: la cenere si è riaccesa

4 Dicembre 2020

FERMO - Sotto braccio, chiacchierando, gli imprenditori passavano dal fresco Girfalco al luccicante travertino di piazza del Popolo. Questa era la vita degli associati di Confindustria Centro Adriatico. Modello per la regione, l’associazione del sud delle Marche è partita nell’aprile del 2017. A cambiare il corso degli eventi fu una presa di posizione di Giampietro Melchiorri, al tempo presidente di Confindustria Fermo, contro il progetto di fusione regionale, ovvero la Confindustria unica.

IL PRIMO NO

“Stanno cucendo un vestito sulle misure di Pesaro e Ancona, non è per noi” disse in maniera lapidaria. Le sue parole furono deflagranti, soprattutto ad Ascoli dove nel giro di 24 ore si rimise in discussione una decisione presa: quella di supportare il progetto unitario. “Perché Fermo dice no?” si chiesero molti imprenditori. E fu così che Simone Marini, numero uno di Confindustria Ascoli Piceno, chiamò il collega e in un incontro a Montegranaro iniziò a ragionare su un futuro diverso.

INSIEME SI PUO’

I due, così diversi e così uniti, avevano trovato la strada da percorrere. Nel giro di due mesi, mentre si spegneva il percorso regionale, pianificarono ogni passaggio per dare vita a Centro Adriatico. Un nome che potesse unire tutti senza fare preferenze territoriali e che, soprattutto, lasciava la porta aperta a Macerata, che però scelse l’indipendenza da tutti. Riunioni su riunioni e l’intesa raggiunta per il board: Mariani presidente, Melchiorri vicario e una equa divisione delle sezioni, oltre che dei ruoli apicali, con direttore a Fermo e vice ad Ascoli.

Si va avanti così per tre anni e tutto avrebbe fatto pensare che si sarebbe arrivati al quarto e quindi all’elezione del nuovo presidente in armonia. Presidente che spetta a Fermo e che dovrebbe essere scelto, più che votato.

LA FRATTURA

Ma poi, improvvisamente, accade l’imprevedibile. Querelle interne, per i fermani risolvibili attorno al tavolo, per gli ascolani troppo gravi, arrivano a Roma. E quando entrano in gioco i probiviri nazionali, che sono un po’ la Cassazione dell’aquilotto, tutto può accadere. Si lavora sui cavilli, sulle righe e le virgole dello statuto che tre anni fa ha dato vita alla fusione, a quello che Pesaro e Ancona ancora inseguono.

Si discute sull’autonomia di un vicepresidente vicario, sulla sua possibilità di parlare senza aver concordato le posizioni. È il caso della conferenza stampa indetta nella sala di Confindustria Fermo insieme con Cna e Confartigianato per rivendicare una rappresentanza fermana nella giunta regionale che era in via di composizione. Non ha apprezzato Mariani, uno sgarbo. Chiaro che questa deve essere stata una specie di goccia che fa traboccare il vaso, altrimenti non si piegherebbe la reazione con tanto di segnalazione ai probiviri. Non i locali, che sono sette, di cui quattro fermani, ma quelli di Roma, quelli che difficilmente dialogano, loro sentenziano.

È la fine del confronto. Da quel momento, dalla prima comunicazione arrivata, seguita da una serie di audizioni e di testimonianze, si entra in un tunnel tappezzato di carte bollate. Non ci si parla più. Da un lato Mariani, dall’altro Melchiorri. Solo che il lato è stato scelto solo da uno dei due.

LE TIFOSERIE

Dentro Confindustria Centro Adriatico si riaccendono le tifoserie, quelle sopite da tre anni. Perché alla fine l’anima di una provincia è come la cenere coperta di legnetti, prima o poi diventa fuoco. Come spegnerlo? Non c’è riuscita la lettera del presidente in carica pubblicata dal Carlino, che ha fatto diventare il caso pubblico, in cui sembrava che non ci fosse nessuna divisione, solo una scelta personale di Melchiorri dietro le sue dimissioni.

Poi, la ricostruzione di quanto accaduto, sempre sul Carlino, che fa emergere invece un retroscena fatto di contrasti, di dure critiche, che hanno coinvolto anche il direttore e quindi di fondo la macchina. E poi lo sfogo di un gruppo di imprenditori fermani, molti big, quelli che hanno fatto diventare Confindustria Fermo un gioiellino nei suoi 38 anni di autonomia. Perché mentre si guarda franare l’unione, non va dimenticato che Melchiorri e Mariani, sì proprio loro, erano stati gli arieti dentro un sistema che viveva in autonomia perché incapace di dialogare da decenni.

NIENTE SCUSE

Hanno sperato in molti che si potesse risanare la ferita. Ma come è possibile ricucire quando non c’è nessuno che chiede scusa o fa mea culpa? Per Fermo era difficile dire ‘scusa, dovevamo avvisarti’, perché la conferenza stampa incriminata è stata davvero una iniziativa territoriale condivisa. E così per Ascoli è diventato impossibile non irrigidirsi, perché vedeva minata la linea comune politica.

A questo si aggiunge l’evoluzione dettata dai probiviri nazionali con la nomina di Enrico Ciccola a vicepresidente di Confindustria Centro Adriatico. Non un obbligo, ma la consuetudine di dare il ruolo al più anziano del Consiglio. Solo che Ciccola pochi mesi fa era uscito volontariamente di scena da guida dei calzaturieri, proprio perché non in sintonia con i suoi, nonostante l'impegno messo e il tempo dedicato. E ora rientra dalla porta principale.

Tensioni su tensioni con l’esplosione finale delle dimissioni di quattro probiviri su sette, quelli arrivati da Fermo. Inutile dire che ora Roma sta riflettendo, ha più di un dubbio su quello che sta succedendo e anche sulle decisioni che loro hanno preso.

Nel mezzo ci sono le imprese, sempre più in crisi, sempre più bisognose di risposte, di servizi, di aiuti che invece si trovano a leggere sui giornali di una guerra intestina che sembrava invece sepolta. Ma si sa, la cenere è dura a spegnersi davvero. E l’unico che ha l’estintore a portata di mano è Simone Mariani. Da capire come vuole usarlo e quando, intanto ha scelto il silenzio per evitare ulteriori tensioni.

Considerando che mentre questo accade nel sud della regione, il nord non se la passa meglio. Problemi simili, dubbi sul futuro presidente dell’associazione che vede insieme Ancona e Pesaro, dubbi sul ruolo dell’ex direttore, dubbi sui conti e sui criteri di elezione.

LO SCENARIO

E intanto c’è chi torna parlare di una Confindustria unica regionale. Da capire se è più facile unire qualcosa di frammentato o continuare a ragionare con territoriali forti e coese e la piccola e solida, per conti e imprese, Macerata. Come da capire come verrà eletto il prossimo presidente, se scelto dai fermani o se condiviso con i piceni, una differenza non lessicale, ma nel merito.

Si capirà a breve, ma una cosa resta sul tavolo: l’uscita di scena di Melchiorri, uno dei migliori presidenti confindustriali degli ultimi anni, capace di prendere posizione a tutela degli imprenditori in molti campi, e vero artefice dell’unione.

Umanamente non meritava tutto questo, e allora? “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo” diceva Henri Ford, ma non tutti devono averlo studiato, da una parte e dall’altra del fiume Aso.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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