Melchiorri e Mariani al fianco del presidente Schiavoni. Ma lasciano anche una porta aperta.
FERMO – Inutile e offensivo. Ecco come il mondo di confindustria vede il protocollo sulla sicurezza voluto dalla regione Marche e firmato da parti sindacali e associazioni, tranne gli industriali.
“Ci spiace se il nostro diniego offenda taluni, ma siamo noi a ritenere offensivo questo ennesimo affronto portato alla nostra categoria da parte della pubblica amministrazione su istanza dei sindacati, perché dimostra una malevolenza aprioristica e ingiustificabile che richiama ai più banali luoghi comuni” commenta Simone Mariani, presidente di Confindustria Centro Adriatico.
E nel merito entra anche l’anima fermana degli imprenditori, il vicepresidente Giampietro Melchiorri: “La questione è semplice. La Regione ha deciso di adottare un protocollo più stringente di quello nazionale. E lo ha fatto assecondando le richieste dei sindacati, rifiutando perfino di confrontarsi con il presidente regionale Schiavoni sui punti più delicati. E così, stando a Ceriscioli, ogni azienda dovrebbe creare un comitato interno aperto ai sindacati, anche dove non c’è rappresentanza. Praticamente, per decreto Ceriscioli vuole trasformare una libera scelta, l’adesione a un sindacato garantita dalla nostra Costituzione, in un obbligo”.
Si è ricreata una pericolosa spaccatura “frutto del cliché che vuole l’analogia tra libera imprenditoria ed evasione o elusione delle norme, senza però mai prendere in debita considerazione gli imprenditori che si stanno suicidando, i milioni di italiani che affondano perché la macchina burocratica non è in grado ancora di erogare nei tempi previsti i sussidi emergenziali, e più in generale verso tutti i miei colleghi che sono già chiusi o chiuderanno” riprende Mariani.
Il protocollo ha segnato una ferita che il Fermano avrebbe volentieri evitato. “Nel nostro territorio, con i sindacati abbiamo combattuto battaglie comuni e dure per superare situazioni difficili. Ma gli ultimi mesi hanno acuito un distacco anche a livello provinciale, chiaramente legato alle linee regionali, finendo per minare anche la coesione all’interno del Tavolo per lo Sviluppo. E invece - ribadisce Melchiorri - io voglio collaborare, credo nel dialogo, nel lavorare insieme per il bene delle aziende, che significa il bene di ogni persona che ci lavora”.
Non perde la sua anima costruttiva Melchiorri, ma in questa vicenda è al fianco del presidente regionale Schiavoni che ha detto no a Ceriscioli “che – riprende il calzaturiero - avventatamente ha parlato di ‘protocollo firmato da chi rappresenta il 95% del mondo del lavoro’. Ma è sicuro Ceriscioli che 2mila aziende e 80 mila lavoratori, sotto il cappello di Confindustria Marche, valgano solo il 5%? Bene quindi ha fatto il nostro presidente Schiavoni, seguendo la linea nazionale, a non firmare un protocollo che non rispetta i ruoli. Invece noi i diritti li garantiamo ogni giorno, perché se un sindacato vuole organizzare una assemblea lo fa liberamente e se i dipendenti si iscrivono lo fanno spontaneamente, non certo per un protocollo che impone ruoli a chi non ha diritto di averne”.
Quello che per la territoriale di Fermo è inaccettabile è il clima che si è creato negli ultimi due mesi: “Siamo stanchi di sentir parlare dell’imprenditore come uno che guarda al profitto. Ma di che parliamo, sono anni che non sappiamo cosa sia, basta prendere i bilanci. Queste parole mi hanno personalmente ferito. Vogliamo cambiare marcia? Per collaborare però bisogna essere in due. Confindustria lavora in questa regione affinché ogni persona abbia uno stipendio e non debba vivere solo di sussidi. Qui si lotta per la sopravvivenza del tessuto imprenditoriale: così è nata l’area di crisi complessa e per questo motivo lascerò sempre aperta la porta per un confronto fondamentale e per non sprecare quanto di buono fatto a livello politico e sindacale” conclude Melchiorri.