di Raffaele Vitali
MONTE URANO – Il meglio delle Marche in vetrina. Smau è il regno dell’innovazione, di quello che c’è e che ci sarà domani. Perno del mondo milanese, Smau è approdato nelle Marche, grazie a una intesa tra il suo presidente, Pierantonio Macola, la regione Marche, con l’assessore Mirco Carloni, e il motore dell’economia, il numero uno della Camera di Commercio Gino Sabatini. “Formazione e innovazione sono gli unici elementi che creano lavoro. In un Paese che non ha materie prime, la verità è che queste sono le nostre solide materie prime”.
Nelle parole di Sabatini, affiancato dal segretario generale Schiavoni, c’è molto del segreto della regione Marche, che vanta numerose start up innovative, ma soprattutto tante Pmi capaci di cambiare marcia. “Nelle Marche, ad esempio, abbiamo il 96% di aziende di piccola dimensione e il 4% che sono grandi player, in diversi casi globali: spetta a questi ultimi stimolare le altre a mettersi in discussione, migliorare processo e prodotto, innovare e trasformarsi. In poche parole, crescere. Sto parlando di un ecosistema che - prosegue Sabatini - non è chiuso nei confini geografici del tradizionale distretto produttivo: sto parlando di filiere aperte e connesse, all’interno delle quali le start up sono velocemente collegate alle imprese per essere stabilmente operative”.
E se c’è una azienda capace di innovare e fare sistema a tal punto da essere premiata proprio a Smau, è Conceria Nuvolari di Sara Santori, imprenditrice monturanese del modo della pelle.
Santori, cosa significa fare impresa in modo responsabile?
“Il mio mantra nel percorso è sostenibilità innovativa e non solo innovazione sostenibile. Anche il mondo delle pelli si interroga sull’uso di acqua, agenti chimici ed emissioni. La mia sfida è partita nel 2015, con la domanda più semplice: cosa possiamo fare noi come azienda? La sostenibilità non era il tema centrale in quel periodo. Non semplice nel mondo delle pelli e invece abbiamo creato tre prodotti che abbracciano la sostenibilità”.
Ma cosa è il rispetto ambientale?
“Il rispetto ambientale, con un prodotto metal free, biodegradabile e compostabile con un azzeramento delle emissioni di C02 certificato dal Politecnico di Milano. Siamo a settembre diventati società ‘Benefit’. Il che comporta fare profitto, ma creando valore. E noi abbiamo lo statuto aziendale, realizzando un report di sostenibilità propedeutico al bilancio di sostenibilità, che permette davvero di misurare il valore che crea. Ma per le Pmi non è così semplice, ha costi molto elevati. Speriamo che ci sia un cluster tra le Pmi di poter esternare le attività in essere, ma che non riescono a raccontare. Misuriamole e divulghiamole”.
Codice etico interno per il business?
“Fondamentale. Abbiamo anche un pellame traspirante realizzato senza prodotti chimici, finalizzato a salute e benessere. Poi c’è l’ultimo progetto è il pellame conciato al grafene, il materiale del futuro. Lo abbiamo fatto sotto il periodo della pandemia, perché è antibatterico al 99%, ma soprattutto è altamente resistente ai graffi, alle sollecitazioni. Quindi anche duraturo, cosa che riduce ulteriormente i consumi”.
Per crescere è fondamentale la sinergia con l’esterno, cosa ne pensa?
“Determinate è l’approccio multidisciplinare. Dalla diversità si traggono idee e spunti per innovare. E fare anche partnership che non si immaginavano prima. Amo collaborare con gli studenti universitari, anche per le tesi, partendo dal Learning by doing di Confindustria Marche. E proprio con loro, parlando, ho creato il primo virtual tour aziendale, diventato poi comune per tutti durante la pandemia. Per la sostenibilità abbiamo parlato di ‘contaminazione’ in chiave positiva. A livello di filiera cerchiamo questa relazione in modo da poter alzare sempre più il livello”.
La sfida più urgente per il mondo conciario?
“Secondo me continuare la strada intrapresa. Siamo più avanti come azienda, ma tutto il mondo della pelle ha capito il percorso. Ridurre gli impatti ambientali e accrescere le certificazioni, sempre più dettagliate”.