FERMO/ROMA – Un destino segnato da tempo. La conferma che di miracoli, fuori dalla Bibbia, anche se ti chiami Comunità di Capodarco è difficile viverli. Perché solo un miracolo avrebbe potuto salvare Redattore Sociale, la prima agenzia di stampa dedicata al mondo del sociale, ai temi che il ‘mainstream’ non tratta.
Quasi un paradosso, chi è nato per aiutare gli ultimi, finisce per togliere voce aa chi gli ha permesso di avere voce: i giornalisti della redazione. "Redattore Sociale chiuderà tra un mese, il 10 gennaio. Con decisione inderogabile dell’editore Comunità di Capodarco e del suo presidente don Vinicio Albanesi. In quello stesso giorno, saranno licenziati tutti i dipendenti e i giornalisti che hanno già pagato la crisi aziendale, con due anni di pesante cassa integrazione” spiegano in una nota il Comitato di redazione e l'assemblea dei dipendenti.
"Come giornalisti di Redattore Sociale ci sentiamo di dover denunciare questa situazione nello stesso modo in cui nel tempo ne abbiamo denunciate di analoghe. Per anni, nonostante le difficoltà, abbiamo assicurato un notiziario, nella convinzione che c’era un mondo fuori dall’informazione mainstream che andava (e va) raccontato”.
Il quadro è complesso. "Da due anni, nonostante le sollecitazioni della redazione, l’editore non ha cercato nessun’altra soluzione per tenere in piedi un progetto che considerava ormai concluso. Poco importa che quel progetto in questi anni abbia raccontato per primo il disagio, economico e sociale, sempre crescenti nel nostro Paese. Che abbia dato voce agli emarginati, ai disoccupati, ai lavoratori poveri e a tutte quelle categorie di persone che, nella convinzione dei giornalisti di Redattore sociale, erano i primi a dover essere ascoltati, rilanciati e protetti" hanno aggiunto i dipendenti. Ormai ex di don Vinicio Albanesi.
“L’impegno con i nostri lettori lo abbiamo sempre onorato, ci saremmo aspettati la stessa correttezza e affidabilità da parte dell’editore. Finisce così la storia di Redattore Sociale una testata piccola ma che, vogliamo credere, in questi anni ha contribuito a migliorare il modo di fare informazione” prosegue il Cdr.
La crisi è iniziata anni fa, quando sono diminuiti i contributi statali. Attualmente, stando al sito internet della testata giornalistica, ci sono 8 redattori e un direttore, Stefano Caredda, più diversi collaboratori. Saranno loro gli ultimi di un mondo nato ufficialmente nel 2001 quando la Comunità è diventata sede nazionale del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) e in questa veste nel 1994 aveva organizzato il primo seminario di formazione per i giornalisti sui temi del disagio e dell’impegno sociale, intitolato "Redattore Sociale".
È stato il primo di una serie di incontri di tre giorni che attireranno ogni anno a Capodarco 200 giornalisti provenienti da tutta Italia. “Migliaia di colleghi e colleghe hanno partecipato ai seminari di Capodarco, si sono formati nel confronto e nello scambio che quelle giornate offrivano ai professionisti della comunicazione" proseguono.
Ed è dagli stessi giornalisti presenti a questi seminari che verrà la sollecitazione a creare uno strumento di informazione e di documentazione sui temi sociali che fosse costante, professionale, adeguato ai tempi del giornalismo.
Nel corso del 2000 Capodarco raccoglie la richiesta. Il modello scelto è quello dell’agenzia di stampa quotidiana, la forma quella di un sito web in abbonamento (internet viveva in quella fase il suo primo grande sviluppo tecnologico). Viene costituita una redazione giornalistica e si parte. Il primo "lancio" va online alle 9.45 del 21 febbraio 2001. L’ultimo, a questo punto, il 10 gennaio.
Redattore sociale da anni è diviso tra Fermo e Roma. “Apprendo con dispiacere la notizia ufficiale della chiusura del Redattore Sociale il prossimo 10 gennaio. Sono vicina ai giornalisti della testata, con i quali in questi tre anni abbiamo sempre collaborato attivamente. Li ringrazio per la loro partecipazione, impegno e professionalità, ma soprattutto sensibilità nel trattare temi sociali, dando spazio e rendendo protagoniste le persone più fragili" commenta l’assessore alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, Barbara Funari.
“Non chiedevamo molto, almeno una alternativa” ribadiscono i giornalisti. “Oggi i disoccupati siamo noi giornalisti di Redattore Sociale che, senza un lavoro, rischiamo di precipitare nelle stesse condizioni di disagio delle persone che abbiamo raccontato tante volte. Noi che ci troviamo a dover pagare le scelte di un editore che ci vede solo come un costo aziendale. E che oggi sceglie di mandarci a casa a condizioni inaccettabili”.
Stando al Cdr, la comunità di Capodarco e il suo presidente “pagherà solo a fronte della riscossione di alcuni crediti. Ma noi vogliamo garantire una vita più serena a noi e alla nostre famiglie. Senza garanzie, dunque, potremmo non avere niente. Ancora una volta tutto sulle spalle dei lavorator" concludono. È evidente che con i fondi che scendono, a ogni livello per il sociale, don Vinicio e lo staff della comunità hanno delle priorità legate al supporto di chi si trova in condizioni di disabilità, disagio sociale, tossicodipendenza, minori, immigrati e anziani.
La speranza, anche dei colleghi e dipendenti di Fermo, è che si alzi la voce della politica e quella del sindacato, oltre che dei tanti colleghi, i big che oggi guidano testate nazionali o che al tempo siedevano ai vertici della stessa Fnsi che oggi chiede tutele. Tra i tanti nomi citati sul sito di redattore sociale ci sono: Maurizio Blasi, Giuseppe Giulietti, Roberto Natale, Fausto Spegni, don Ruggero Valentini, Vincenzo Varagona, Roberto Morrione, del Giornale Radio Rai Paolo Ruffini, del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, Dino Boffo e Antonio Sciortino.
r.vit.