FERMO – Domenica mattina, il sole bacia il Girfalco, l’angolo della città che guarda al territorio. È il giorno di ‘Fermo capoluogo’, la lista che si apre alla provincia. “Ogni gruppo ha una sua identità, qui andiamo oltre il campanile. Donne uomini a disposizione della città. Capolista è Andrea Morroni, la prima persona che ho contattato quando ho deciso di mettermi in gioco” spiega il candidato Renzo Interlenghi. Coraggio, forza e passione le linee guida a cui la coalizione è convinta di aggiungere simpatia.
E il 49enne Morroni entra nell’anima della lista: “Militante di Rifondazione, per dieci anni in Consiglio. Interlenghi riassume gli ideali della sinistra: investimento nel futuro, assistenzialismo e integrazione tra le etnie che caratterizzano la comunità. Per noi una parola fondamentale è tolleranza”. Fermo capoluogo non può che essere inclusiva: “Una sfida è la lotta alla povertà. La fase Covid ha fatto emergere delle criticità, duemila buoni pasto distribuiti ne sono stata la fotografia”. Povertà è anche necessità di avere una casa.
Futuro è lavoro, “dobbiamo stare vicino alle aziende”, è valorizzazione della qualità, anche agricola, è legalità: “Magari non siamo quelli delle feste di paese o dei tavoli da ping pong, ma sappiamo quello che accade in città: il caso di via Respighi ne è un emblema, fui io stesso a presentare l’esposto. E per questo auspico che non accadano più situazioni così”. Interlenghi dà poi parola ad alcuni candidati.
Gianfranco Angelo Ferrari è uno dei candidati: “Non sono marchigiano, ma orgogliosamente cittadino di Fermo. Politica, decisione amministrativa e ordinaria amministrazione son i tre livelli che ci ha indicato Paolo Nicolai, segretario Pd. Per me, senza politica non ci possono essere gli altri due step. Un politologo che passasse per caso in città definirebbe i nostri avversari come un ‘corporativismo di centrodestra che governa con i gruppi di interesse’ mentre potrebbe dire che il nostro è ‘un civismo di centrosinistra che sta in mezzo alla gente’. Tutto questo per dire che è la nostra parte che ha un progetto di sviluppo per far divenire fermo una punta di diamante nel contesto delle Marche”.
Alessandra di Spilimbergo è una insegnante di sostegno della scuola di Molini: “Se uno è capoluogo deve anche guidare la periferia. Serve il cerchio, quello che rende individui e comunità le persone. Abito in periferia, luogo che diventa un problema se non lo si conosce. invece le periferie sono una risorsa umana e culturale. Vogliamo sentire questa città come propria. Il sindaco deve guardare oltre di sé”.
Infine Roberto Toscanelli, un infermiere “che si sente in debito con la città. Porto la conoscenza e le competenze nel campo socio sanitario. Il nuovo ospedale è necessario e lo è con i servizi interni e territoriali, che oggi la regione potenzierà con 20milioni. Nel Fermano abbiamo tre ambiti sociali, ma bisogna fare progetti insieme”.
Cosa è mancato fino a oggi al mondo Calcinaro lo ribadisce Interlenghi: “Fermo guida la conferenza dei sindaci. Questa andrebbe usta di più. Il nuovo ospedale è territoriale, non si può ragionare solo sul comune. Ogni infrastruttura dovrà essere il punto di partenza della nuova amministrazione. Rifiuti? La Provincia in teoria guiderà l’Ata, ma la città capoluogo dovrebbe ragionare e mettere insieme gli atri comuni con un sistema di raccolta unificato”.
Infine, inevitabile un passaggio su via Respighi, considerando che l’inchiesta è partita proprio da un esposto di Morroni ai tempi dell’amministrazione Brambatti: “Fiscalizzazione della superficie abusiva fu la nostra proposta. Noi proponemmo di assegnare la superficie in più a disabili o giovani coppie. Oggi è quantomeno paradossale che un’amministrazione comunale che è parte civile, poi plauda alla prescrizione del reato. Parliamo dell’abuso edilizio più importante di Fermo verso cui c’è stata indifferenza da parte dell’Amministrazione di fronte ai 2mila metri quadri di abusi”.