FERMO – Coerenza o competenza? È di fronte a un dilemma il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. Il dilemma glielo pone il Fermano. La piccola provincia ha eletto tre consiglieri nella coalizione vincente, un record, considerando che cinque anni fa finì due a due. Ma nessuno dei tre, al momento, soddisfa il presidente.
Non Mauro Lucentini, il più votato (3341) nella compagine della Lega, che il mondo imprenditoriale vorrebbe alle attività produttive, promesse però al pesarese. Non Jessica Marcozzi, che ha preso 1500 voti ed è la capogruppo uscente di Forza Italia e tra l’altro l’azzurra risolverebbe anche il nodo quota rosa, ma Acquaroli non è convinto.
Non Andrea Putzu, il più votato del territorio, esponente di punta di Fratelli d’Italia, che però preferisce farsi le ossa in Consiglio per poi ambire a una casella superiore tra cinque anni. E allora, ecco il coniglio dentro il cilindro: Daniela Tisi.
Il problema con la candidata di Montefortino è che non ha preso i voti sperati, 925, e che della Lega è una neofita, visto che fino a qualche mese fa era una delle punte di diamante di Luigi Di Maio dentro i 5 Stelle. Il vantaggio, però, è che la Tisi in ambito culturale è davvero un riferimento che va oltre i confini nazionali, per cui sarebbe perfetta per un assessorato alla cultura e alla formazione.
Sul nodo ‘coerenza politica’ è intervenuta Marzia Malaigia, consigliera uscente e terza per voti nella Lega: “Non posso che dare voce alle proteste di malcontento ricevute oggi da molti tesserati del partito, sia del fermano che dell’intera Regione. La scelta dovrebbe ricadere su un profilo più coerente con il partito e con esperienza in ambito di amministrazione regionale”. Come dire, no alla Tisi.
Una patata bollente per Acquaroli, anche se una nomina esterna non farebbe che aumentare il peso del Fermano, che confermerebbe tre consiglieri aggiungendo un membro di Giunta. Si vedrà, molto potrà dire Salvini, visto che il leader ha promesso in tempi lontani al mondo economico fermano e marchigiano che un assessorato economico sarebbe andato al territorio più in crisi, ovvero il distretto calzaturiero. Ma alla fine, se con la ‘cultura si mangia’ sempre di economia si parla.
r.vit.