di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO/VARANASI - È la terra delle contraddizioni, dei palazzi dei maharajah e di chi dorme sui marciapiedi, dei paesaggi sconfinati e dei vicoli affollati, dei mercati a cielo aperto e dei ristoranti con i lampadari di cristallo, delle mucche in mezzo alla strada che nessuno disturba e dei clacson assordanti che non dormono mai. È la terra del Taj Mahal e della magia di Varanasi e Khajuraho, degli spostamenti infiniti e dei templi vissuti a ogni ora: è l’India.
Ci si può arrivare in tanti modi, delle Marche uno dei più semplici è usare uno dei tour operator principali che fa capo all’attuale presidente di Confindustria Turismo Marche Ludovico Scortichini, Go World. Poi ci sono le agenzie di viaggio - partner del primo gruppo made in Marche è stata la sangiorgese Betty Squadroni titolare dell’agenzia di viaggio Vela Azzurra di Porto San Giorgio -, che seguono passo dopo passo l’organizzazione e, infine sul posto, c’è l’indispensabile guida. Che in India gioca un ruolo decisivo, perché il Paese bisogna capirlo, viverlo e non solo guardarlo. Una di quelle che lavora maggiormente con le Marche e l’Italia ha 39 anni e si chiama Priyank Gautam.
Non facile trovare un momento per intervistarlo, quando devi accompagnare 20 persone non ci si può distrarre. Un aiuto viene dal treno, uno dei mezzi affascinanti che l’India mette a disposizione insieme con autobus, risciò e i famosi tuk tuk. Qui, con i turisti seduti al proprio posto, si può parlare di quello che significa un viaggio nel regno degli induisti, dove l’accoglienza e il rispetto dell’altro, di qualunque religione, è normalità.
Marche – India, un rapporto vincente?
“Mi trovo molto bene, grande organizzazione e le persone sono piacevoli, simpatiche e hanno voglia di conoscere. È una caratteristica degli italiani, ma ora che ho lavorato con il primo vero gruppo di marchigiani mi rendo conto che sono davvero speciali”.
Cosa attira normalmente un turista?
“La prima cosa che interessa agli italiani è la cultura, le tradizioni che sono lontane dalle vostre. L’italiano per la prima volta in India pensa solo al Rajasthan, terra dei maharaja, solo quando arriva può capire molto del nostro mondo. Dal come viviamo alle tradizioni che sono molto importanti per comprendere la cultura del nostro territorio. Questa zona è un ‘bignami’ dell’India. Lo è grazie a Delhi, Agra e Jaipur. Poi ci sono luoghi come Khajuraho che dà il senso di come vivevano i maharaja mille anni fa, è la città dei templi induisti dove tanti santoni hanno praticato tantrismo, è una dele capitali religiose. Infine, Varanasi che diventa fondamentale perché è la città santa. Ed è quella che conquista gli italiani, la confusione non li spaventa. Ma del resto l’Italia è una piccola India”.
Come si costruisce il viaggio?
“Ci sono tanti tour operator che hanno un itinerario fisso. Due volte al mese per determinate aree. A chi piace, prende il pacchetto completo. Poi ci sono persone che invece vogliono il ‘tailor made’ che chiedono cosa sarebbe bello e provano a farsi consigliare. Sarebbe importante partire dal pensiero delle persone, dall’interesse. E poi dipende dai giorni a disposizione, le distanze sono grandi, gli spostamenti più lenti, le città trafficate. In base a questi due punti principali si definisce un percorso. Una volta stabilito, c’è il preventivo e si prenota tutto”.
Cosa chiede il tour operator marchigiano Go World, in questo caso Go Asia, di diverso?
“Quando lavoro con Go World so che ama personalizzare: ad esempio la visita alla scuola in un villaggio, l’incontro con i bambini, il mondo del sociale in generale piace particolarmente. Questo è un modo reale per avvicinarsi alla cultura e al popolo dell’India. Un’altra curiosità dei marchigiani è che spesso chiedono di organizzare il pranzo in famiglia con la lezione di cucina”.
Come scegliere la guida giusta?
“Ogni agenzia ha i suoi riferimenti. Siamo in tanti, ognuno ha il suo modo diverso di lavorare. Io preferisco stare più tempo con i clienti, dal mattino fino a sera, fino a che non vanno a dormire. Non voglio di certo essere un peso, ma quando un cliente viene in India è per conoscere, per vedere. Provo a dare tutto il possibile, voglio che i ricordi che si porteranno in Italia siano unici. Chiaramente mostro i monumenti, però diventa importante spiegare la cultura e le tradizioni (assistere alle cerimonie a Khajuraho, città nativa di Pryan, è il plus). La storia dei monumenti si può dimenticare, la cultura resta nel cuore”.
Lei parla bene l’italiano, è legato all’Italia?
“La prima volta sono stato nel 2009 per studiare italiano, per formarmi. Lì ho conosciuto la gente e mi è sembrata una piccola India in Europa. Mi sono trovato molto bene. Da quel momento, mi sento fortunato, vivo in relazione con l’Italia. Ho sempre trovato persone eccezionali. L’Italia è incredibile, ha storia e natura”.
È importante conoscere il Paese dei clienti?
“E’ fondamentale conoscere il Paese con cui lavori. Puoi soddisfare meglio. Andando in Italia ogni anno, da 15 anni, so quello che l’italiano conosce e vive. Questo mi aiuta con i gruppi, capisco le persone e i loro ritmi”.
Cosa conosce delle Marche?
“Una piccola regione, ho lavorato con un gruppo anni fa e ho trovato delle persone che oggi sono veri amici. Ogni volta che atterro passo a trovarli tra Sirolo e Osimo. E così ho girato, scoprendo una regione con paesaggi incredibili e soprattutto tante scarpe. E siccome mi piace la moda, sono attratto ancora di più”.
Mai pensato di portare gli indiani a visitare la nostra regione?
“Il pensiero c’è. A me piacerebbe portare le persone in Italia, essendo un paese eccezionale da vivere e da conoscere per un indiano. Ci sono parecchie culture simili. In India sono tanti gli appassionati di moda, credo che le Marche sarebbero un posto giusto per chi cerca questo mondo”.
C’è spazio per fare business in India? Secondo lei in che settori potrebbe investire un imprenditore?
“Senza dubbio, questo è il momento in cui l’India cresce. Il primo ministro sta invitando i leader del mondo per far capire che c’è possibilità di investimento. Noi siamo il Paese più popoloso del mondo, ci sono tanti ricchi e quasi il 74% è giovane. Quindi c’è il potenziale. A cominciare dalla moda, qui abbiamo straordinari sarti e molte fabbriche di scarpe di grandi griffe”.
Descriva l’India in tre parole.
“L’india è incredibile. Non posso aggiungere altro se non che, altre tre parole, l’India va vissuta”.
Quali i posti da non perdere in un primo viaggio?
“Difficile dirlo. Una volta sola non basta per conoscerla. Di certo per farsi una idea bisogna visitare Varanasi, Jaipur e Agra, luoghi che danno un ‘riflesso dell’India’. E poi aggiungerei Khajuraho, che è un luogo diverso tra le grandi città con milioni di residenti. Serve ogni tanto anche la pace e tranquillità di un villaggio dalla grande anima”.
Le regole da rispettare in India che tutti devono sapere prima di partire?
“Quando si visitano i posti religiosi serve il rispetto. Che in alcuni luoghi bisogna essere coperti e si devono togliere le scarpe. Nella nostra tradizione, il popolo nutre grande rispetto per le divinità. L’importante è quindi adeguarsi”.
Priyank Gautam, Pry per i viaggiatori, le persone devono fidarsi di lei. Come si diventa guida turistica?
"Faccio questo lavoro dal 2006, avevo 19 anni. Da quell’anno seguo clienti per lo più italiani e americani (parla bene entrambe le lingue, ndr). Di solito i gruppi, ma ci sono anche mote vacanze di coppia o di amici, che si muovono tra agosto e aprile. Oggi ho 38 anni e ogni giorno che passa sono felice di questa scelta, di aver frequentato dopo la laurea il corso all’istituto nazionale del Turismo”.
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