ANCONA - Non solo biologico ma anche buone pratiche per la conservazione e la tutela degli ambienti naturali. Bastava già il dato che supera il 25% di incidenza degli ettari coltivati in biologico, conseguito lo scorso anno in largo anticipo sulla scadenza europea del 2030, ma ora ci sono anche altri dati a evidenziare quanto gli agricoltori marchigiani abbiano a cuore la loro terra. Il segnale lo hanno dato con l'apertura da parte della Regione Marche di due bandi che riguardano le cosiddette "lavorazioni minime", cioè un sistema di preparazione dei campi prima delle nuove semine che prevede interventi con particolari macchinari che non rovesciando il terreno ne conserva la fertilità e le sostanze organiche ripristinandone le funzioni naturali, e le cover crops, coltivazioni di copertura che consentono di proteggere i campi dall'erosione e da eventi meteo violenti come quelli che la nostra regione ha vissuto negli ultimi mesi. Alla Regione Marche sono arrivate oltre 200 domande per quasi 15mila ettari. "La Regione – spiegano da Coldiretti Marche – non si attendeva questa partecipazione tanto che aveva predisposto per i due bandi 1,5 milioni di finanziamento. Per soddisfare tutte le domande arrivate serviranno molti di più. Al momento sono arrivate domande per 11,5 milioni. Certo, sono dati parziali perché ancora le istruttorie di ammissibilità devono essere fatte ma ciò sta a testimoniare la grande attenzione dell'agricoltura marchigiana verso l'ambiente". Mentre l'agricoltura biologica ha superato i 121mila ettari e i 4.200 operatori nella nostra regione il ricorso ai fitosanitari si è dimezzato negli ultimi 20 anni a evidenziare la grande attenzione che vige anche nelle coltivazioni convenzionali, segno ancora più evidente di un'agricoltura virtuosa che è esempio per tutto l'agroalimentare italiano e per gli altri comparti economic