di Raffaele Vitali
FERMO – Lontano dai campi per colpa di un brutto infortunio, ma sempre più dentro la Fermana. La sua uscita di scena ha tolto a Cornacchini il perno centrale dell’attacco, ora entrambi sperano di ritrovarsi tra pochi mesi, ancora in gialloblù.
Luca Cognigni, come sta?
“La riabilitazione sta procedendo bene. Martedì ho superato la visita di controllo, la caviglia ha recuperato la mobilità dai tempi dell’intervento. L’obiettivo personale è quello di poter essere pronto per l’inizio del ritiro. Spero non inizi poi il campionato prima della metà di settembre”.
Il desiderio di rientrare in gruppo le dà la forza per superare questa fase difficile?
“Per me il campo è la forza. Il desiderio di tornare in mezzo al campo e fare quello che amo di più a prescindere da qualsiasi cosa. La trovo lì la forza”.
Un’estate di lavoro in palestra?
“Un’altra estate senza footvolley e questo mi devasta. Ho una scaletta ben definita da Walter Costi: togliere le stampelle entro dieci giorni, per metà giugno correre e poi iniziare gradualmente a mettere carico e infine ritrovare condizione e pallone. Ho due mesi e mezzo pieni di lavoro”.
Guardando il lato positivo, più tempo per stare a casa?
“Nella sfortuna dell’infortunio, questo è il periodo migliore per farsi male…se sei sotto contratto come me”.
Unico attaccante in rosa con accordo, che effetto fa?
“Non è un problema mio. Pe me conta la stretta di mano, non è mai questione di cifre. Nel momento in cui percepisco che non c’è una condivisione di intenti, cambio società. Tra me e il direttore Conti c’è un rapporto umano, a prescindere dagli anni di contratto”.
Stagione eccellente per lei, anche Cornacchini lo ripete sempre. La sua migliore in C?
“Avere stima è gratificante. Personalmente a livello di prestazioni stavo giocando molto bene. Poi magari posso fare più gol. Ero davvero in una condizione fisica ottima e per me prescinde da tutto. Credo che quei livelli lì non li avevo mai raggiunti, anche per una continuità che mai prima avevo ricevuto. Tutte queste cose mi fano dire che è stata la miglior stagione a Fermo. L’infortunio è stato un colpo duro, poi la squadra ha continuato a fare bene”.
Cosa è mancato alla Fermana alla fine?
“Dall’esterno si vedono alcuni aspetti. A Fermo si percepisce sempre un po’ di negatività. È stato fatto qualcosa di importante per come era iniziata la stagione. Abbiamo avuto un momento di difficoltà, ma poi abbiamo dato il massimo. Da fuori poi passa però che è mancato qualcosa. I play off? Non sono arrivati per qualche episodio sfortunato, penso a Virtus Verona o Gubbio e Mantova. A dicembre tutti avrebbero firmato per i play out, poi tutti volevano i play off. Diciamo che per la squadra mi sarei aspettato qualche applauso in più”.
Questa Fermana stupisce sempre. Lei si aspettava questi risultati?
“Primo anno salvezza tranquilla, secondo anno perdemmo una gara di Coppa Italia con Rieti e sembravamo spacciati, poi invece abbiamo girato terzi al girone di andata e io me ne sono andato. Un anno fa, prima del cambio allenatore la salvezza sembrava difficile. Quest’anno difficoltà e poi salvezza ma senza entusiasmo. Io incasso le critiche e cerco di farne uno stimolo, ma dall’esterno per la squadra mi dispiace, penso a chi è qui da anni e dovrebbe sentirsi dire solo grazie. E questo vale per la società che ha uno dei budget più bassi eppure raggiunge i risultati sempre in anticipo, lasciandosi alle spalle chi spende molto di più”.
Che ruolo ha avuto Cornacchini nella salvezza?
“Il mister ci ha dato quello che ci mancava, ridandoci forza e rilanciando le nostre caratteristiche. Questo è l’anno in cui il girone era più impegnativo. Sulla carta quasi tutte partivano sopra per nomi e carriere, ma poi il campo ha detto altro.
Cognigni sempre presente, anche con le stampelle. Ama proprio i colori canarini?
“Ho sempre vissuto il calcio a 260 gradi. Questo non mi fa staccare e quando ci sono momenti difficili è complesso anche per chi mi sta vicino. Ma stare con i compagni è la mia vita. Avevamo un obiettivo da raggiungere, se lo meritavano che gli stessi vicino”.
Cognigni, lei è un fermano doc. le piacerebbe che venisse costruita la cittadella della Fermana, magari alla Cops?
“Sono cresciuto alla Cops, vivendoci sopra. Andavo in bici a vedere gli allenamenti e recuperavo una maglietta o un pallone. Seguivo lì la Fermana in serie C, anni non così gratificanti. Sarebbe di certo un passo avanti per la società realizzarla, ma poi le dinamiche non spettano a me. Di certo faremmo invidia a tante squadre professionistiche”. Non resta che attendere il prossimo incontro tra società e assessore Scarfini, chissà che il sogno non diventi realtà.