di Raffaele Vitali
CAMPOFILONE – Non capita spesso che un sindaco, dopo il primo mandato, tra l’altro di successo, lasci. Ma alla fine c’è anche altro nella vita di una persona, perfino di chi indossa la fascia tricolore. È il caso di Gabriele Cannella, che sta vivendo le ultime 72 ore da primo cittadino di Campofilone. Certo che considerando quante vote squilla il telefono nel tempo di una intervista, non devono averlo capito ancora in molti che non sarà lui a guidare il paese in futuro.
Sindaco, perché ha scelto di lasciare?
“Le dispiace se rispondo alla fine a questa domanda?”.
E allora, se le dico ‘cinque anni fa’, cosa pensa?
“A quando abbiamo iniziato ad amministrare e ci siamo trovati una spiaggia da rimettere a posto. Nella prima stagione abbiamo terminato la pista ciclabile, investito nel verde e asfaltato la strada, opera attesa da anni. In totale 761mila euro di lavori che portano turismo e immagine. E ha funzionato”.
Cosa glielo fa dire?
“E’ la spiaggia più frequentata. E pensare che abbiamo anche un piano di spiaggia con due chalet previsti sulla carta, ma la Bolkestein ha bloccato gli insediamenti. Intanto però abbiamo 500 ombrelloni a disposizione, più un chilometro di spiaggia libera, praticamente il 65%. Siamo diventati la spiaggia della Valdaso, perfetta anche per le famiglie”.
Tutto bello, ma niente bandiera blu.
“Non è un caso. A noi mancano alcune caratteristiche, ma oggi ci sono tanti punti a favore. Ricordo però che la bandiera blu non è solo acqua, altrimenti noi l’avremmo da anni”.
Mare, certo, ma Campofilone sta in collina, difficile connettere le due parti?
“Basta dare servizi. Penso agli impianti sportivi. Abbiamo rinnovato il campo da calcetto, da tennis, la palestra, efficientata energicamente (418mila euro in cinque anni). E poi le scuole, che siamo riusciti a salvare”.
Mancavano gli iscritti, ci sono stati giorni difficili.
“Senza 15 studenti per classe, avendoci negata la pluriclasse, avremmo visto i nostri giovani trasferiti a Pedaso. In quel caso, di intesa col prefetto e altri sindaci, abbiamo avuto il coraggio di rimettere le fasce tricolori sul tavolo e insieme abbiamo salvato la scuola. Ce l’abbiamo fatta, un orgoglio, ma va detto che ad aiutarci sono stati i tanti ucraini che sono arrivati nel nostro territorio. Questo fa male, perché la sofferenza di un popolo è diventata una nostra fondamentale risorsa. Noi abbiamo ricambiato con pulmino e mensa gratuita”.
Scuola come perno di sviluppo?
“Senza scuola non ci sono negozi, non c’è movimento, non c’è chi va a fare la spesa a Campofilone dopo aver lasciato il figlio. Campofilone nel centro abitato ha tutte le attività primarie, dal supermercato alle poste, la banca ha lasciato il bancomat, c’è la macelleria e la cartoleria. È un sistema che si autoalimenta. Nella scuola abbiamo investito a livello strutturale durante il covid e potenziando le tecnologie più di 100mila euro”.
Il castello?
“Abbiamo pronti 550mila euro per le mura castellane, abbiamo intercettato il finanziamento regionale, unici della provincia. Sono stati affidati i lavori e firmato il contratto, il prossimo sindaco incasserà anche questo: pulizia, messa in sicurezza, nuova illuminazione e collegamento pedonale con la circonvallazione di Campofilone per rendere il tratto comodo per una passeggiata. Lavori che tra l’altro coinvolgono anche il tratto davanti alla chiesa ognuna nuova ringhiera e messa i sicurezza del muro”.
Può crescere Campofilone?
“Noi abbiamo un centro storico abitato, ma anche ricco di seconde case usate per un paio di mesi. C’è un Prg aperto, pronto a investimenti residenziali in centro. E abbiamo una zona artigianale lungo la Valdaso dal grande potenziale”.
Pasta e piante sono il core business?
“Aggiungerei vino e olio. Queste le attività che alimentano Campofilone e danno lavoro alle famiglie. Poi qualcosa di artigianale e di meccanica”.
Per cosa sarà ricordato?
“Di certo il lungomare, ma anche il nuovo pianto di illuminazione, abbiamo lampade a led in tutto il comune. in questo modo abbiamo risparmiato il 45% dei consumi. E questo ci ha permesso di affrontare l’emergenza energetica del 2021. Un‘azione che si nota meno, ma che in realtà ha un grande impatto. Un investimento, 300mila euro, con logica”.
Cosa lascia?
“Di tangibile direi 350mila euro per la ristrutturazione del teatro, con efficientamento energetico, lavori Pnrr già appaltati. E grazie a fondi del Gal Fermano un altro intervento di ristrutturazione sulle mura all’ingresso del paese. E poi un comune digitalizzato, grazie a fondi intercettati dall’Unione comuni Valdaso, quando ero presidente, e un parco auto rinnovato”.
La chicca è il consorzio dei maccheroncini?
“Un consorzio di tutela fortemente voluto, raggiunto dopo un lavoro duro e faticoso in cui non sono mancati momenti di delusione e di voce che si alzava. Non è uno strumento per i pastai, ma per tutta Campofilone, peer il suo sviluppo turistico, per la sua economia. È grazie alla pasta che in Italia e in Europa ci conoscono, giusto favorire la crescita abbinandoci poi tutta l’immagine del paese”.
Lascia con qualche polemica ‘elettorale’, pensiamo al caso antenna 5G?
“Ecco, lascio tra qualche polemica di troppo. E forse è uno dei motivi per cui ho confermato la mia uscita. Le capisco, ma poi bisogna anche dire la verità, soprattutto ai cittadini. Sono stato accusato di non aver consegnato gli atti a chi li ha richiesti, ma ci sono le prove delle consegne. Ed è vero che non abbiamo un piano antenne, ma quello che ha presentato il Governo (Antenne 2026) va oltre i poteri del Comune, a prescindere. Tra l’altro, lo spazio oggi interessato a Campofilone per la nuova installazione è di un privato. Tra Stato e privato il margine di manovra del Comune è quasi inesistente”.
Lascia lei e Anche Ercole D’Ercoli, ex sindaco, è la fine di un’era?
“Dopo 20 anni che lavoriamo insieme per innovare Campofilone, e ci siamo riusciti, era giusto fare un passo indietro. Sperando che chi vincerà le elezioni possa avere lo stesso amore e lasci indietro interessi privati”.
Con lei muore l’idea del brand ‘costa dei Sibillini’ su cui ci ha messo la faccia?
“Questo no, anche se non sarò sindaco, qualcosa farò, continuerà il lavoro politico su questo perché io ho lavorato sempre per interessi anche sovracomunali, lavoro per tutti. E qualche sindaco, anzi sindaca, mel lo ha riconosciuto stupendomi con messaggi di saluto”.
Ma insomma, Cannella, perché lascia?
“Sono stanco. Ho impegni di lavoro importanti (è dirigente di un’azienda di Bologna ed è responsabile del centro sud Italia, segue 1500 dipendenti con cinque uffici distribuiti sul territorio). Ed è giusto per la mia famiglia, che è l’unica cosa che ho davvero lasciato indietro in questi cinque anni (il sindaco ha 64 anni). Il rimpianto è non avere avuto la forza di combattere ancora, oggi posso dire che è stato un errore, perché sento tante falsità e non sarò io a poter far emergere la verità”.