di Raffaele Vitali
SANT’ELPIDIO A MARE - Lo spiega in un numero Diego Della Valle cosa significhi l’emergenza mondiale coronavirus per la moda: meno 29,7% di fatturato per il gruppo Tod’s nel primo trimetre.
IL BUON INIZIO
Lo sapeva e così, presentando la trimestrale della società quotata in borsa, non può che commentare lucidamente il presente: “E dire che avevamo iniziato l’anno molto bene, con ricavi in crescita in tutte le regioni” sottolinea il presidente Tod’s. Una speranza durata poco più di un mese, poi è arrivata l’epidemia in Cina “diventata pandemia rapidamente, che ci ha costretto a rivedere tutto, dando priorità a molte problematiche, spesso sconosciute, che abbiamo dovuto gestire inaspettatamente”.
LA SALUTE
Gestione dell’emergenza, affidata a un comitato interno, con un obiettivo fisso che non era il profitto: “Ci siamo preoccupati della salute dei nostri dipendenti e delle loro famiglie, gestendo la chiusura degli impianti produttivi, degli uffici e dei negozi sparsi in ogni angolo. E questo rimane ancora il nostro primo obiettivo”. Motivo per cui il mondo griffato di Casette d’Ete ha ripreso molto lentamente, anche più di altri competitor.
Se questo è il presente, Della Valle guarda anche al futuro: “Abbiamo immesso sul mercato meno prodotto possibile, proprio per evitare l’invenduto. Abbiamo cercato di preparare i nostri negozi per dotarli di un’immagine di freschezza e raffinatezza e renderli attraenti alla riapertura. . Ma soprattutto, considerando che nulla sarà più come prima, stiamo predisponendo un piano collezioni, di marketing e comunicazione totalmente nuovo e che tenga conto delle abitudini della gente ad utilizzare sempre di più il web, che in futuro sarà sempre più protagonista nel diffondere prodotti, storie e tutto quello che servirà per fare comunicazione e che, inoltre, aiuterà molto la nostra divisione e-commerce, che si sta sviluppando molto bene”.
LE RISORSE
Non si fa illusioni Diego Della Valle: “Prudenza verso la seconda parte dell’anno, ma pronti a muoverci in base alle risposte dei mercati. Mentre tagliamo costi ed efficientiamo l’azienda, compito a cui stanno lavorando i nostri manager, puntiamo su e-commerce e Dos: sono i due elementi che potranno far ottenere al Gruppo la crescita necessaria in tempi relativamente brevi e su questo concentreremo i nostri sforzi maggiori”.
La ricetta per mister Tod’s è la solita: qualità, made in Italy, unicità. “Tutti valori che si stanno rafforzando e che noi abbiamo nel Dna, come l’aiuto al prossimo, che sia il dipendente o l’Italia. quando serve, bisogna far sentire il proprio ruolo”.
I MERCATI
Entrando nei numeri, il fatturato dei primi tre mesi è di 152,8 milioni di euro, con un calo praticamente del 30%. “Dopo un buon avvio delle vendite nelle prime settimane dell’anno, i risultati dei negozi sono stati visibilmente influenzati dallo scoppio della pandemia provocata dal coronavirus Covid-19, data la progressiva chiusura delle attività commerciali al dettaglio in tutte le aree geografiche ed il forte calo del traffico dei turisti”. Prima i grandi Mall della Cina, poi l’Europa e l’America: serrande abbassate in tutto il mondo. “E solo da metà marzo sono stati riaperti i punti vendita in Cina, con una graduale ripresa dell’attività”.
Non c’è area geografica risparmiata e neppure marchio del gruppo, a cominciare da Roger Vivier, che conferma un -30,4, superato solo dal -31,7 di Tod’s. la Cina è il Paese che ha segnatole performance peggiore con un -47%, il doppio dell’Europa, -21%, e quasi dell’Italia, che resta il primo mercato nonostante il -26%.
SERRANDE SU E GIU'
Questo il quadro frutto di contingenze mondiali, ma anche di scelte aziendali. Del resto Della Valle per tutelare i dipendenti ha pian piano chiuso ogni negozio in giro per il mondo. A fine gennaio il 57% dei negozi in Cina era chiuso e la restante parte era aperta con orario ridotto. A febbraio le chiusure si sono estese anche ad altri paesi dell’area asiatica e, a partire dal 12 marzo, all’Italia, all’Europa e all’America.
A fine marzo il quadro era ancora più fosco: in Italia chiuso il 100% dei negozi, in Europa il 97%, nelle Americhe il 100%. Guardando all’oriente, in Giappone il 22% dei negozi era aperto regolarmente, in Cina il 43%. Ma poi ad aprile il Giappone è peggiorato e così altri paesi asiatici. “Oggi, con l’Italia in lockdown, in Europa hanno riaperto con orario ridotto il 45% dei punti vendita, in America il 32%, in Cina il 90% mentre al contrario in Giappone hanno chiuso tutti” ribadisce Della Valle.
Dal punto di vista aziendale il 4 maggio ha ripreso, lentamente, la produzione mentre i top manager e il Consiglio si sono ridotti la remunerazione come segno tangibile verso tutti i dipendenti.
@raffaelevitali