di Francesca Pasquali
FERMO - Prosegue spedita la campagna vaccinale dell’Area vasta 4. Tra i sanitari che hanno ricevuto la prima dose ci sono anche alcuni di quelli che hanno preso il Covid nei focolai scoppiati al Murri. Significa che il vaccino non funziona? Assolutamente no, secondo il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Av4, Giuseppe Ciarrocchi.
Dottor Ciarrocchi, perché si sono ammalati i sanitari?
«Il vaccino è efficace già con la prima dose. La seconda serve per aumentarne l'effetto. La protezione scatta dopo dieci-quindici giorni dalla prima dose. Per questo, dobbiamo intensificare la vaccinazione. Ma, se c’è un cluster, l’efficacia può essere ridotta».
E al Murri di cluster ce ne sono più di uno…
«Bisogna raffreddare la situazione. Lo si fa adottando provvedimenti di contenimento, cioè isolamento e quarantena, e facendo test rapidi. L’ideale sarebbe vaccinare in una situazione di bassa circolazione virale. In caso contrario, il rischio è di vaccinare soggetti con la malattia in circolazione».
Che succede in questo caso?
«L’efficacia del vaccino è ridotta. Per il resto, non ci sono controindicazioni. La speranza è che, in questi casi, il vaccino attenui il decorso clinico della malattia, in quanto l’organismo ha già iniziato a produrre anticorpi».
Che è successo al Murri nei giorni scorsi?
«Dovremo studiarlo, partendo dai reparti in cui si sono sviluppati i focolai. Abbiamo gli strumenti per farlo».
Lei che idea si è fatto?
«Penso siano state un po’ allentate le misure di protezione individuali, fuori e dentro l’ospedale. Ci sono momenti lavorativi in cui non si usano protezioni, come quando ci si cambia negli spogliatoi. Gli ospedali sono ambienti ristretti. Visitare un paziente, spesso, richiede un contatto ravvicinato. I rischi sono massimi».
E adesso?
«Bisogna adottare delle misure per isolare i positivi e mettere in quarantena i contatti stretti. I sanitari contatti stretti di positivi possono continuare a lavorare, senza l’obbligo di quarantena. Ovviamente, se manifestano sintomi, devono smettere e fare il test. Lavorando, devono mantenere le precauzioni standard e misurare la temperatura due volte al giorno. È una procedura che tutela sanitari e pazienti».