di Raffaele Vitali
SANT’ELPIDIO A MARE – Giulia Ciarapica, 31 anni laurea in Filologia moderna, da pochi giorni ha lasciato il suo posto da assessore alla Cultura, Turismo e Pari opportunità del comune di Sant’Elpidio a Mare, per intraprendere una nuova avventura: un dottorato di ricerca in Svizzera. Book influencer di fama nazionale, è attesa da una nuova sfida professionale. Per lei, un anno e poco più in Giunta. Ma tanto da raccontare e la consapevolezza che il libro della sua vita, per lei che tra le pagine e l’inchiostro vive ogni giorno, ha solo aggiunto un altro capitolo.
Ciarapica, come è stato il periodo da assessora?
“Una fase di crescita e interessante. Ho lavorato con persone che non conoscevo e con un ufficio cultura di alto livello”.
E in piena pandemia.
“Inutile negare che ha bloccato alcune azioni. Ma sono stata libera di proporre iniziative. Penso ai giovedì delle lezioni durante il lockdown. Il sindaco mi ha dato carta bianca perché voleva qualcosa in più e credeva in me”.
Come è stato l’impatto con la politica?
“Sono entrata a gennaio e a marzo eravamo a casa. Quindi, il tempo per comprendere il funzionamento si è allungato. Ma in questo campo ho avuto da Gioia Corvaro (collega di Giunta, ndr) il primo sostegno, mi ha insegnato tante cose. E poi quando il sindaco ti ribadisce che le tue capacità sono alte, ti senti forte. Ero una tecnica, arrivata da fuori, ma sono stata accompagnata nell’entrare nei meccanismi”.
Lei sembra una persona non facile al compromesso, è riuscita a trattare con il sistema?
“Ci vuole diplomazia, serve equilibrio. Venendo dal mondo editoriale, mi mancano le politiche aziendali. Come è, poi un Comune. Di certo il lavoro di editor mi ha insegnato a mediare”.
Il periodo di lockdown ha spento un po’ il suo entusiasmo?
“Tutt’altro. Lavoravamo per vivere ogni momento di libertà. Enosophia è stato l’evento innovativo che tornerà con in più il jazz in vigna. Siamo riusciti ad adattare mondi tradizionali, come è quello della politica, con l’online. Far crescere le pagine social, coinvolgere il pubblico partendo dal web è stata una sfida”.
Cosa lascia in eredità?
“Senza presunzione, penso di avere fatto meno di quello che potesse essere possibile, ma dal punto di vista culturale c’è una impronta. Credo che un arricchimento chi arriverà lo trova. Sant’Elpidio dal punto di vista culturale è ricco, dal jazz al patrimonio storico alle nostre rievocazioni. Sui libri ho lavorato molto, li ho inseriti nelle vie di Sant’Elpidio. Nel 2019 sono entrata in realtà con la prima edizione di Libri a 180 gradi, con tanto di fiera che era un unicum perché abbiamo voluto ricreare un piccolo salone del libro. E ci siamo riusciti. Tanti ragazzi e genitori hanno seguito gli eventi e poi hanno chiesto i consigli di lettura”.
Libri a 180 gradi prosegue?
“Ne ho parlato molto con il sindaco, la mia difficoltà lavorativa era sul tavolo da tempo. Abbiamo cercato di trovare la quadra, fino alla decisione delle dimissioni. Non potevo portare avanti tutto, voglio dare il massimo in quello che faccio, ma di certo posso seguire il Festival. E Terrenzi non ha avuto dubbi a confermare il mio ruolo, sapendo che festival e premio sono davvero un valore aggiunto”.
Quando sarà?
“La prima settimana di ottobre, massimo dieci giorni con un paio di appuntamenti al giorno, sperando di poter usare due fine settimana. Uno dei filoni del festival sarà ‘Dal libro a…’. che significa la serie tv, il film, il fumetto. Un festival pensato in presenza. Ma non toglie che potrebbero esserci degli appuntamenti online, magari parlando dei classici da cui sono stati tratti dei film”.
Il premio come procede?
“Le domande scadono il 21 giugno. Abbiamo molte adesioni da parte di grandi e medie case editrici”.
Era proprio impossibile continuare per lei?
“Lavorativamente dovevo fare una scelta. Al contempo, però, con l’estate di mezzo e l’ambito universitario che si ferma posso programmare il festival”.
Teme che un eventuale cambio politico a maggio possa far saltare Libri a 180 gradi?
“Con il sindaco stiamo lavorando per questa edizione, ma anche per la quarta. Penso che a prescindere da chi vincerà, il buono non si può cancellare. Quindi confido che il dialogo e l’incontro, con la politica, di entrambe le parti sarà comunque arricchente”.
Ma l’offerta universitaria era davvero irrinunciabile?
“L’incarico ufficialmente parte in autunno, ma il lavoro già ce l’ho. Il dottorato era un sogno. Non ho avuto l’occasione di farlo una volta laureata a Macerata. Poi la chiamata perché la cattedra in Letteratura italiana contemporanea in una università svizzera dall’autunno avrà questo dottorato. È un treno che non potevo lasciar passare”.
Ciarapica scrittrice, come procede in questo periodo così complesso?
“La scrittura è bella per questo, ti prendi il tuo tempo e puoi fare qualsiasi lavoro. Pensando al dottorato, essendo sempre un lavoro di studio e ricerca, sono sempre allenata per lettura e scrittura. Ma sono convinta che vedendo posti nuovi, persone diverse per cultura mi arricchirò. Cambiare ogni tanto aiuta. Guardare con un occhio pulito fuori dall’Italia permette anche di guardare in modo diverso la provincia da cui vieni e a cui ti senti legata con forza e di cui ho scritto nel mio primo romanzo. E già ho in canna altro, il secondo romanzo è ormai pronto e di altro mi occuperò”.
Lei ha scritto di Casette d’Ete, perché questa scelta locale per un romanzo nazionale?
“Ho ambientato un romanzo qui a casa mia, perché a me piace lavorare per far conoscere il territorio. Il mio impegno come persona che lavora e ha contatti, grazie al suo lavoro, è di fare del bene per questa zona (il modello Dell Valle, ndr). Presuntuosa? Può darsi, ma credo che se uno è bravo nel suo ambito può cercare di renderlo utile per tutti. Se poi viene qualcuno più bravo di me, ben venga. A me piace vivere in un posto dove si può crescere anche grazie agli input degli altri”.